Gli archeologi, durante gli scavi del primo porto romano di Berenice, in Egitto, hanno portato alla luce i resti di quasi 600 cani e gatti da un antico cimitero per animali domestici risalente a 2000 anni fa.
I cimiteri per animali domestici non sono un’invenzione moderna: gli archeologi, durante gli scavi presso il primo porto romano di Berenice, in Egitto, hanno scoperto i resti di quasi 600 cani e gatti da quello che, ad oggi, è considerato il primo cimitero per animali domestici che sia mai stato scoperto e risalente a 2000 anni fa.
Berenice, chiamata anche Berenice Troglodytica o Baranis, venne fondata nel 275 avanti Cristo da Tolomeo II Filadelfo (285-246 avanti Cristo), che la chiamò così in onore di sua madre, Berenice I d’Egitto.
Dal I secolo avanti Cristo fino al III secolo dopo Cristo, Berenice fu uno dei principali punti di trasporto, e di collegamento, tra l’India, lo Sri Lanka, l’Arabia e l’Alto Egitto.
L’antico cimitero per animali di Berenice: le prime prove scoperte nel 2011
Le prime prove dell’esistenza del cimitero vennero scoperte dall’archeolozoologa Marta Osypinska e dai suoi colleghi dell’Accademia Polacca delle Scienze nel 2011.
I primi resti vennero rinvenuti sotto un mucchio di rifiuti romani. Nel 2017, il team ha poi annunciato la scoperta di 100 animali (principalmente gatti), ma la natura esatta dei resti ossei non era chiara: all’epoca infatti si pensava che fosse semplicemente spazzatura.
Durante l’ultima serie di scavi, svoltasi negli ultimi giorni del mese di febbraio 2021, Osypinska e i suoi colleghi hanno scoperto i resti di 585 animali, sepolti all’interno di fosse, molti dei quali erano coperti da tessuti o pezzi di ceramica che formavano una specie di sarcofago.
Il 90% degli animali presenti nell’antico cimitero di Berenice erano gatti
Un veterinario, che studia gli assemblaggi ossei, ha dichiarato che la maggior parte degli animali presenti nel cimitero sembra essere deceduta per lesioni o per malattie, mentre alcuni mostrano prove di gambe fratturate e rotture nelle ossa.
Dei 585 resti di animali, più del 90% erano gatti (molti trovati con collari di ferro o collane fatte di vetro e di conchiglie), mentre il 5% era costituito da cani e il restante 5% da babbuini e due specie di macachi originari del subcontinente indiano.
Osypinska, parlando della scoperta, ha dichiarato a ScienceMag:
“Abbiamo animali che hanno una mobilità limitata e che, per questo, dovevano essere nutriti manualmente per poter sopravvivere, a volte con cibi speciali nel caso degli animali senza denti.”
Questo, insieme alla natura della sepoltura, ha portato il team ad ipotizzare alla formazione di un grande cimitero per gli animali domestici, che ha funzionato per circa un centinaio di anni, dalla metà del I secolo alla metà del II secolo dopo Cristo.
Di Francesca Orelli
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