Analizzando il materiale con cui sono stati realizzati molti edifici della cittadina di Nördlingen, in Baviera (apprezzata meta turistica per le strutture medievali ben preservate), ci si imbatte in una particolare roccia denominata suevite, che si forma in seguito a eventi come l’impatto meteorico: le diverse formazioni rocciose locali vengono frantumate (brecciate, da cui la denominazione breccia), sottoposte a enormi (e diversificate) temperature e pressioni, e scaraventate all’esterno del cratere.
La forma, le dimensione e il colore sono variabili anche a seconda della provenienza della roccia (per esempio da uno strato geologico più o meno profondo) e le breccie colorate rappresentano effettivamente una caratteristica della zona. Nördlingen sorge infatti nel bel mezzo della pianura di Ries, che a inizio anni 60 venne identificata come il luogo dell’impatto di un asteroide.
Il termine suevite deriva proprio dal primo ritrovamento nel Ries, in Svevia
La datazione tramite argon-argon posiziona l’evento a 14,8 milioni di anni fa, nel Miocene Medio. Il cratere ha un diametro di 24 chilometri e a una quarantina di chilometri di distanza, nel Baden-Württemberg, ne troviamo un secondo, il cratere di Steinheim, di 3,8 chilometri. Anch’esso datato (sebbene in modo non definitivo) circa 15 millioni di anni, si era sempre ritenuto i due impatti si fossero verificati contemporaneamente. Ma gli studi odierni pongono in dubbio questa tesi.
Sulla Terra sono stati identificati circa 200 crateri da impatto, assai pochi in rapporto a quanti devono averci colpiti nel corso di milioni o miliardi di anni; se si trovano due crateri l’uno vicino all’altro viene spontaneo pensare derivino dallo stesso asteroide, ma oggi una simile ipotesi viene ritenuta improbabile poiché i due corpi ruoterebbero talmente ravvicinati fra di loro da generare un solo cratere da impatto, altrimenti si sarebbero dovuti separare assai prima e dar luogo a due crateri assai più distanti. Ma sono emersi ulteriori elementi contro quest’ipotesi.
In un articolo pubblicato su Scientific Reports (Nature), il geologo Elmar Buchner dell’Università di Scienze Applicate di Nuova Ulma (Baden-Württemberg) con i suoi colleghi riporta i risultati degli studi sulle rocce della zona: analizzando la regione attorno al cratere Ries hanno rinvenuto una strato di sedimenti frammentati e sparsi in seguito alle intense onde sismiche causate dall’impatto.
I letti sedimentari deformati dalle scosse sismiche sono chiamati sismiti
Tuttavia a un certo punto il letto sedimentario va a “sbattere” contro una seconda formazione analoga, la breccia (dicco clastico) proveniente dal cratere Steinheim; si tratta di due unità, due strati ben distinti e dovuti a due differenti eventi sismici separati nel tempo. Un impatto contemporaneo avrebbe generato un’unica, uniforme onda sismica. Inoltre, la breccia dello Steinheim si sovrappone a quella del Ries e la distanza temporale fra i due impatti spiegherebbe anche la discrepanza di alcune centinaia di migliaia di anni nella datazione dei fossili rinvenuti nei due siti, emersa in un precedente studio (quelli nel bacino Ries sono più antichi).
La vicinanza fra i due crateri sarebbe dunque frutto di casualità e non di un singolo evento. L’asteroide che generò il cratere più grande doveva avere un diametro di circa un chilometro contro i 150 metri del più piccolo.
Per maggiori informazioni: Elmar Buchner, Volker J. Sach & Martin Schmieder “New discovery of two seismite horizons challenges the Ries–Steinheim double-impact theory”.