Come arrivò il cioccolato in Europa dalle Americhe? Probabilmente grazie alla golosità dei frati spagnoli che avevano viaggiato nel Nuovo Mondo. E, sebbene gli spagnoli lo addolcissero con zucchero di canna e cannella, una cosa rimase invariata: il cioccolato (per un po’ di tempo) restò una prerogativa delle classi nobiliari. Almeno fino al 1828, quando fece la sua comparsa un’invenzione che avrebbe rivoluzionato la sua produzione.
Gli spagnoli presentano il cioccolato all’élité europea
Il cioccolato, in Europa, arrivò nel 1500 grazie alla golosità dei frati spagnoli, o dei conquistadores, che avevano viaggiato nel Nuovo Mondo e che erano rimasti colpiti da questo cibo a loro sconosciuto, ma che era molto apprezzato dagli antichi mesoamericani.
Gli spagnoli, a differenza degli Aztechi e dei Maya, preferivano addolcire la bevanda scura (e amara) con zucchero di canna e cannella, ma una cosa rimase invariata.
Il cioccolato, per un po’ di tempo, continuò ad essere considerato un simbolo di lusso, di ricchezza e di potere.
Questo perché la sua importazione, a causa dei pericoli (reali) della navigazione e della difficoltà di reperirlo tra le popolazioni locali, era molto costosa, tanto che, per diversi anni, poté essere solo sorseggiato dalle labbra dei sovrani e dei nobili spagnoli.
La diffusione del cioccolato nelle altre corti europee e l’aumento della richiesta
La popolarità del cioccolato, tuttavia, ben presto si diffuse in tutte le altri corti europee, dove gli aristocratici lo consumavano come un magico elisir dotato di numerosi benefici per la salute.
Per placare la loro crescente sete di cioccolato, e cercare di soddisfare una domanda che ormai era diventata molto elevata, le potenze europee organizzarono delle piantagioni coloniali nelle regioni equatoriali di tutto il mondo per coltivare il cacao e lo zucchero.
Quando le malattie (come il vaiolo), portate dagli europei, sterminarono la forza lavoro mesoamericana nativa, i colonialisti iniziarono ad importare schiavi africani nelle Americhe per farli lavorare nelle piantagioni e mantenere viva la produzione di cioccolato.
1828: l’invenzione che fece la storia e consegnò il cioccolato alle masse
Il cioccolato rimase un nettare aristocratico fino a quando, nel 1828, l’invenzione della pressa per cacao ne rivoluzionò la produzione.
Attribuita in vari resoconti al chimico olandese Coenraad Johannes van Houten, o a suo padre, Casparus, la pressa di cacao estraeva il burro di cacao dalle fave di cacao tostate, lasciando dietro di sé una parte secca che poteva essere ridotta in una polvere fine o mescolata con liquidi e altri ingredienti, versata in appositi stampini, lasciata solidificare e trasformata in un cioccolato commestibile e più facile da digerire.
La pressa per il cacao inaugurò l’era moderna del cioccolato, consentendogli di essere utilizzato come ingrediente per dolci e, il conseguente calo dei costi di produzione, rese il cioccolato molto più accessibile.
Di Francesca Orelli
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