Le lucciole rappresentano indubbiamente l’esempio di gran lunga più conosciuto di bioluminescenza, ma certo non l’unico: solo fra i coleotteri sono state individuate migliaia specie che fanno uso di una sorta di segnalazione luminosa per vari scopi: allontanare i predatori o, al contrario, attrarre le prede, come rituale d’accoppiamento o genericamente per comunicare con i propri simili.
Nonostante tale varietà, non molto è conosciuto riguardo le tappe evolutive della bioluminescenza negli insetti: il problema è che essi sono di piccole dimensioni e dotati di un corpo molle, rendendo quindi estremamente difficile rinvenire fossili. Un po’ com’è raro trovare tracce di un dinosauro che non siano le sole ossa ma anche pelle, piumaggio, muscoli e tendini.
Il Cenomaniano, in cui visse questo coleottero, è posizionato proprio nel mezzo dell’epoca Cretacica
Tuttavia a volte si verifica il ritrovamento di un esemplare in straordinario stato di conservazione; nel caso degli insetti, sono noti i casi di creature rimaste imprigionate nell’ambra quand’era ancora una resina per divenire dopo milioni di anni la roccia trasparente che possiamo vedere e ammirare oggi.
Quello rinvenuto nel Kachin, lo stato più settentrionale del Myanmar, è secondo i ricercatori un antenato ormai estinto delle moderne famiglie dei Rhagophthalmidae e dei Phengodidae; battezzato Cretophengodes azari, è un maschio vissuto 99 millioni di anni fa (Cretaceo) talmente ben preservato dall’ambra che persino l’organo preposto alla bioluminescenza, sull’addome, risulta intatto.
Il primo di una nuova specie
Si ritiene inizialmente la luminescenza costituisse una forma di protezione dai predatori esclusiva dello stato larvale dei coleotteri e che si sia pian piano trasmessa anche agli adulti, adattata a ulteriori funzioni come il richiamo per l’accoppiamento. Il Cretophengodes azari rappresenta inoltre una fase intermedia anche per il passaggio da un corpo molle a quello “corazzato” come nei moderni scarafaggi della superfamiglia degli Elateroidea, cui appartiene la maggior parte (2300 specie) dei coleotteri bioluminescenti, incluse le lucciole stesse.
La combinazione di caratteristiche dell’esemplare rivela inoltre un tale insieme di unicità da aver convinto i ricercatori esso vada considerato il primo rappresentante di una nuova famiglia degli Elateroidea, i Cretophengodes.
Fonte: “Cretophengodidae, a new Cretaceous beetle family, sheds light on the evolution of bioluminescence”, Proceedings of the Royal Society B.