21 Novembre 2024
Cardiocrinum_giganteum

In fin dei conti, piante come il fiore della pazienza non sono altro che esseri viventi che abitano il nostro stesso pianeta, anche se con caratteristiche spesso molto diverse diverse da quelle del regno animale.

Il Cardiocrinum giganteum, anche detto giglio gigante dell’Himalaya, però, sembra presentare proprietà atipiche anche rispetto ad altre famiglie floreali presenti in natura.

La scoperta e la diffusione del fiore della pazienza

Questa pianta bulbosa, appartenente alla famiglia delle Liliacee e strettamente imparentata con il genere Lilium, ovvero quelli che comunemente vengono chiamati gigli, venne descritta per la prima volta nel 1824 dal botanico Nathaniel Wallich.

La specie venne poi introdotta con il nome di Lilium giganteum per la sua commercializzazione in Gran Bretagna nel 1850. La prima fioritura dopo la raccolta del bulbo avvenne ad Edinburgo nel 1852, e la prima esposizione dei suoi fiori nel 1853.

Attualmente, il Cardiocrinum giganteum viene coltivato non solo sui terreni forestali dell’Himalaya, ma anche in diversi paesi quali Cina, Pakistan, India, Nepal e Buthan.

7 anni per vivere, 7 giorni per morire

Il nome “fiore della pazienza” deriva dal lunghissimo tempo che questa straordinaria varietà di giglio impiega per fiorire. I suoi bulbi, infatti, impiegano circa 7 anni per crescere e poter quindi sbocciare, solitamente intorno al mese di agosto.

Nel mezzo, questa pianta produce un lungo gambo che nel giusto clima può arrivare ad un’altezza di circa 3 metri e mezzo, con uno stelo caratterizzato da un diametro di circa 5 cm. I fiori presentano colori brillanti che vanno dal bianco al viola, con presenza di sfumature verdi.

Una storia, quella del giglio gigante, che però si consuma molto velocemente. Poco dopo la fioritura, infatti, la pianta muore in circa 7 giorni a causa del gigantesco dispendio di energie necessarie per il processo.

Nonostante la rapida e progressiva deteriorazione del gambo, in condizioni favorevoli i piccoli bulbi rilasciati sul suolo permetteranno a nuovi germogli di sorgere nella successiva primavera. A quel punto, in ogni caso, bisognerà aspettare altri 7 anni per la prossima fioritura.

Il piacere dell’attesa

Il fiore della pazienza ha raccolto negli anni l’interesse non solo di esperti del settore, ma anche di molti curiosi che si sono interessati ad una pianta dall’arco di vita lungo, che raggiunge il suo apice prima di appassire e far ricominciare un ciclo che può potenzialmente durare in eterno.

Una bellezza unica, il Cardiocrinum giganteum, che in qualche modo ci ricorda come i tempi della natura possano essere incredibilmente diversi da quelli del nostro mondo contemporaneo, dove la pazienza stessa diviene sempre più un valore marginale, del quale invece tutti dovrebbero probabilmente fare tesoro.

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