22 Novembre 2024
Test del motore a metano di Space X

Una spettacolare immagine (autore: Elon Musk) del primo test del motore a ossigeno-metano in via di sviluppo da parte di SpaceX

Ricercatori dell'Università della California creano un catalizzatore che potrebbe semplificare il processo di produzione di metano direttamente su suolo marziano.

Uno dei problemi relativi a un viaggio verso Marte consiste nel ritorno: la maggior parte del carico lanciato e poi trasportato dovrebbe infatti essere costituito dal propellente: ne serve già parecchio per partire, basti osservare le dimensioni dei serbatoi che alimentano i razzi sulla cui cima troviamo le minuscole capsule che raggiungono la Stazione Spaziale Internazionale. È impensabile dover caricare anche quello necessario al ritorno.

La soluzione ideale sarebbe quindi una volta giunti su Marte poter produrre carburante coi materiali disponibili in loco. Tuttavia i veicoli spaziali attuali fanno uso soprattutto di combinazioni di due elementi allo stato liquido come ossigeno combinato con idrogeno, nel caso per esempio degli Shuttle o dell’Ariane 5, o kerosene, come per il lanciatore Sojuz.

La gravità di Marte è un terzo di quella terrestre, ma doppia rispetto alla Luna

L’idrogeno è dunque il più efficiente e il più usato, anche da compagnie aerospaziali come Lockheed e Boeing, ma fra i lati negativi vi è la necessità di ripulire dopo ogni utilizzo il motore dai residui di carbonio generati dalla reazione. E questo sarebbe di fatto impossibile una volta giunti su Marte.

Esistono diverse tecnologie alternative allo studio o in fase di test pratico, fra cui l’utilizzo del metano. Il Raptor di SpaceX è l’esempio più noto di vettore di questo tipo in via di sviluppo, al momento siamo al livello di test in atmosfera, ma anche Blue Origin e l’Agenzia Spaziale Europea sono al lavoro in questa direzione.

Paul Sabatier, chimico francese vincitore del premio Nobel per la chimica nel 1912

Il processo noto come reazione di Sabatier è utilizzato dal 2010 a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per la produzione di acqua recuperando l’idrogeno (uno “scarto” della produzione di ossigeno) e l’anidride carbonica generata dal respiro stesso degli astronauti. Entrambi gli elementi venivano in precedenza semplicemente espulsi all’esterno della stazione.

Adesso a venire espulso è l’elemento secondario del processo, ovvero il metano. La reazione di Sabatier potrebbe quindi tornare utile su Marte, ma servono pressione ed energie elevate con relativa attrezzatura, un vero e proprio impianto, per metterla in atto.

Le proprietà catalitiche dello zinco sono già note e apprezzate in diversi ambiti

Un team dell’Università della California, Irvine, ha scoperto un sistema di catalizzazione che potrebbe gettare le basi per rendere più pratici e fattibili eventuali missioni su Marte. In questo caso i ricercatori hanno disperso singoli atomi di zinco su un supporto microporoso in carbonio in grado di generare un processo di catalizzazione efficiente attraverso un dispositivo più semplice rispetto a soluzioni alternative, dimostrandosi nei test anche altamente stabile.

Il fattore importante è dato dalla riduzione da due a un solo passaggio: con il nuovo sistema, la produzione di metano deriva dall’utilizzo diretto di acqua con anidride carbonica (quest’ultima presente nell’atmosfera marziana), senza necessità di dover prima scindere l’acqua stessa in idrogeno e ossigeno. Ciò contribuisce a rendere il sistema più pratico e anche “trasportabile”, caratteristica fondamentale nei viaggi interplanetari.

Allo stato attuale siamo di fronte a una dimostrazione ottenuta in laboratorio e i ricercatori sono ben consapevoli ancora molta ricerca sia necessaria prima di poter trasferire in pratica questi primi risultati, che sono nondimeno ritenuti molto promettenti.

Fonte: “Stable and Efficient Single-Atom Zn Catalyst for CO2 Reduction to CH4”, Journal of the American Chemical Society.

Guarda anche:

Rispondi

Sito in Manutenzione