21 Novembre 2024
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In ambito artistico, con il termine “Espressionismo” si indica la tendenza da parte dell’artista ad esaltare il lato emotivo della realtà rispetto a quello visibile in maniera oggettiva. Il movimento espressionista, in ordine cronologico, fu il primo a svilupparsi tra le avanguardie storiche e si diffuse nei primi anni del Novecento principalmente nei paesi del nord Europa.

L’Espressionismo fu un movimento culturale che ben rappresentava il momento storico di turbamento e disordine antecedente alla prima guerra mondiale e non si limitò soltanto alle arti figurative, ma riguardò diversi ambiti, come la letteratura, l’architettura, la musica, il teatro ed il cinema.

Caratteristiche del movimento: la rivoluzione del linguaggio

Nell’arte figurativa, il termine “Espressionismo” fu coniato per rimandare e contemporaneamente contrapporsi al movimento dell’Impressionismo. Mentre quest’ultimo rappresenta un moto che va dall’esterno verso l’interno, in cui l’artista “imprime” sulla tela ciò che vede attraverso gli occhi nella sua immediatezza, l’arte espressionista rappresenta esattamente il moto opposto.

Nell’Espressionismo l’artista non si limita ad osservare la realtà, ma la vive cogliendone le contraddizioni e la modifica indagando nelle emozioni e nelle sensazioni personali. Il moto va dunque in direzione contraria, dall’interno verso l’esterno: l’artista espressionista rappresenta la realtà percepita sulla base della propria interiorità, esprimendo le proprie speranze ma anche le proprie incertezze e paure.

I caratteri fondamentali di questo nuovo linguaggio sono stati individuati dal critico d’arte Wilhem Worringer, a cui si deve la definizione di pittori “espressionisti”, e possono essere riassunti nei seguenti punti:

– ritorno all’arte dei popoli “primitivi”;

– valorizzazione dell’arte popolare folkloristica;

– rivalutazione dell’arte gotica;

– utilizzo del colore per esprimere il proprio stato d’animo;

– deformazione dei tratti figurativi (per la prima volta il “brutto” diventa arte);

– annullamento della prospettiva.

I precursori dell’arte espressionista

L’Espressionismo trova la sua piena applicazione in quegli artisti che antepongono la rappresentazione del sentimento individuale al naturalismo. I precursori che contribuiscono al formarsi di questo nuovo linguaggio negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento furono Edvard Munch, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin e James Ensor.

La loro arte, infatti, contiene già quegli elementi che contraddistinguono il movimento espressionista: la tela diventa un mezzo per raccontare la propria esperienza vissuta, spesso drammatica e tormentata, ed il colore assume una carica espressiva e simbolica come mai prima d’ora.

I centri di diffusione del movimento

La vera esplicazione storica dell’Espressionismo avviene nel 1905 a Dresda, in Germania, con la costituzione del gruppo Die Brücke (= il ponte), ispiratosi ad un passo dell’opera di  Friedrich Nietzsche “Così parlò Zarathustra”, in cui l’uomo viene definito come una tappa transitoria, un “ponte”, tra la bestia ed il superuomo. E proprio in questo senso gli artisti del Die Brücke vogliono inserirsi come un ponte tra vecchio e nuovo, ovvero tra il naturalismo dell’Ottocento impressionista e l’antinaturalismo del Novecento espressionista.

Altri gruppi che si svilupparono quasi contemporaneamente al Die Brücke furono il Der Blaue Reiter (= il Cavaliere Azzurro) a Monaco di Baviera ed i Fauves (= le Belve) in Francia, caratterizzati da una minore angoscia esistenziale e da un maggior interesse per il colore utilizzato in modo libero.

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