È arrivata su Netflix il 14 dicembre, con tutta la sua carica di oscurità ed eleganza. Tiny Pretty Things è la nuova teen serie creata da Michael MacLennan, tratta dal romanzo omonimo di Sona Charaipotra e Dhonielle Clayton. Dieci imperdibili episodi ricamati intorno al mondo della danza e alle sue oscure perversioni.
La storia di Tiny Pretty Things
Neveah Stroyer è una giovanissima ballerina di Inglewood, California, con un passato tormentato e un’esistenza modesta. Scartata nelle prime selezioni della Archer School of Ballet di Chicago, riesce ad entrare grazie a un terribile evento. Poco dopo la sua prova, infatti, una delle studentesse più talentuose della Archer precipita dal tetto, e finisce in coma.
Chi abbia spinto Cassie Shore giù da quel tetto è il mistero intorno al quale ruota l’intera prima stagione. Che ha però come vero cardine le debolezze e l’oscurità che i giovanissimi ballerini della Archer si portano dentro da sempre.
Tante piccole e perfide cose carine
Non è semplice trovare un’opera cinematografica ispirata al mondo della danza che sia ben fatta e soddisfacente. Se si escludono i pochi titoli celebri e imperdibili (Step up, Save the last dance, Dirty Dancing etc), quelle che si trovano sono spesso storie esili contornate da un gran numero di bellissime coreografie.
Ciò che colpisce invece subito, di Tiny Pretty Things, è che il filo narrativo principale è solido e intrigante. Il mistero dietro la caduta di Cassie Shore tiene incollati allo schermo per tutte le dieci puntate; lasciando però al contempo spazio e respiro al resto degli elementi principali.
Tra questi, spiccano le storie degli studenti della Archer, anime tutte diverse ma con una caratteristica in comune: una passione per la danza così forte da diventare ossessione. Nessuno si salva, nel mondo rappresentato in Tiny Pretty Things, e anche le cose più belle, eleganti e affascinanti si portano dietro la loro dose di perfidia e spietatezza.
Tiny Pretty Things: una prima stagione convincente
Gli attori scelti per impersonare i ballerini della Archer sono quasi tutti volti sconosciuti. Eppure, anche se nessuno brilla in modo particolare, il cast nel suo insieme è convincente e gradevole. Vario sia per caratteri che per aspetto, rappresenta in modo convincente una scuola moderna di danza.
I personaggi sono ben scritti, al punto che lo spettatore non rischia mai di confondersi, nonostante il gran numero, neanche nei rari casi in cui due attori o attrici si somigliano fisicamente. Fotografia e regia supportano il cast e ne esaltano le interpretazioni, anche e soprattutto nelle numerose scene coreografate, dirette con gusto e brillantezza.
Tiny Pretty Things è dunque una serie non solo piacevole, ma anche tecnicamente convincente. Supportata da una trama intrigante e da un buon cast, trascina lo spettatore nel cuore più torbido del mondo della danza. Permettendogli di sognare e danzare lo stesso canto di libertà che, nonostante tutto, guida i passi degli allievi della Archer.
Ancora non sappiamo se e quando verrà girata una seconda stagione, ma il cliffhanger ci fa sperare di non dover aspettare troppo.
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