La Storia della Filosofia Occidentale – Capitolo XII: Socrate (II Parte)
Dopo aver tracciato alcune linee guida del pensiero socratico sia dal punto di vista teorico che pratico, giungiamo adesso ad alcune caratteristiche dell’etica che assumono un ruolo centrale nel filosofo e pensatore che fu in grado di sconvolgere diversi valori ben radicati nella Atene del V secolo.
Socrate: lo scopritore del “concetto”
Aristotele, che come Platone scriverà più volte di Socrate e delle sue idee, ritiene quest’ultimo lo scopritore nientemeno che del “concetto”, ovvero di quella conoscenza universale che unita al ragionamento induttivo si pone come principio della scienza.
L’esigenza di trovare una definizione precisa alle cose, effettivamente, è riscontrabile proprio nel modo di porsi di Socrate con i suoi interlocutori. Non solo l’ironia e l’arte di saper confutare, infatti, ma anche le domande brevi e precise (brachilogia), smantellavano pezzo per pezzo i tentativi degli interlocutori di scampare alla maieutica socratica.
Gli esempi e i giri di parole venivano puntualmente rifiutati da Socrate durante le sue conversazioni, con il fine ultimo di far giungere il dialogo alla definizione dell’argomento di discussione.
Battendosi contro quello spregiudicato relativismo linguistico tanto caro ai Sofisti, Socrate si prefiggeva il compito di arrivare ad una definizione precisa attraverso domande senza fronzoli (tì ésti? = “che cos’è?”), spesso trafiggendo qualsiasi certezza e portando l’ascoltatore a chiedersi se taluni valori radicati nella società ateniese gli fossero davvero chiari, e non piuttosto semplicemente accettati in maniera acritica.
La ricerca della virtù secondo Socrate
L’esempio più calzante in tal senso ha a che fare proprio con la virtù. L’etica e il saper vivere nel modo giusto sono sicuramente concetti pregnanti nel pensiero socratico, il quale vedeva la virtù stessa come qualcosa di scientifico, da dover ricercare nei comportamenti quotidiani.
Prima dei Sofisti, la virtù era considerata come qualcosa che veniva dall’alto, una sorta di garanzia fornita dagli dèi agli esseri umani; come loro (anche se con un fine praticamente opposto) Socrate ritiene invece la maniera ottimale di vivere un’ardua conquista, così come lo stesso saper essere uomini la più grande delle arti.
Ma come si giunge a padroneggiare la capacità di essere virtuosi? Ma ovviamente con la filosofia! Una ricerca razionale, un ragionamento costante e una analisi precisa dei propri comportamenti permettono che il buono e il giusto si configurino volta per volta, giorno dopo giorno, senza che nessuno ci regali niente al di fuori della nostra capacità di riflettere, e quindi di far filosofia.
In quanto sapere razionale, la virtù secondo Socrate può quindi venir insegnata: una virtù che, è bene ricordarlo, è un qualcosa di unico, nonostante si manifesti in tanti modi diversi, sempre che si capisca come e quando comportarsi nel giusto modo.
L’uomo, ancora una volta, viene concepito come essere sociale, che attraverso la politica può esprimere l’arte di saper vivere. Una politica, però, volta al dialogo e al ragionamento tra individui, piuttosto che sopraffacendo il prossimo.
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