Harry Truman, con la firma dell’Ordine Esecutivo 9981 nel 1948, mise fine non solo alla segregazione razziale nell’esercito statunitense, ma aprì anche la strada al Movimento per i Diritti Civili. Cosa portò però il presidente americano a compiere questo passo giudicato storico, e all’avanguardia, per quell’epoca?
Quando il 26 luglio 1948 il presidente Harry Truman firmò l’Ordine Esecutivo 9981, chiedendo la fine della segregazione razziale nelle forze armate statunitensi, ripudiò 170 anni di discrimazione ufficialmente sanzionata.
Dalla fine della Rivoluzione Americana, che sancì la nascita degli Stati Uniti e spalancò le porte alla Rivoluzione Francese, gli afroamericani avevano prestato servizio nell’esercito statunitense, ma quasi sempre in reparti separati dai soldati bianchi e, di solito, ricoprendo ruoli molto umili.
Un risultato molto importante per il Movimento per i Diritti Civili del Dopoguerra – e della presidenza Truman – l’evento vide per la prima volta un comandante in capo degli Stati Uniti usare un ordine esecutivo per attuare una politica a favore dei diritti civili.
L’Ordine Esecutivo 9981 diventò cruciale per ispirare altre parti della società americana ad accettare la fine della segregazione razziale, ma come si arrivò a questo traguardo storico?
Harry Truman e la firma dell’Ordine Esecutivo 9981: gli antefatti
Il viaggio di Truman verso la firma dell’Ordine Esecutivo 9981 è il risultato, in parte, delle pressioni pacifiche dei leader per i diritti civili dei neri e dei loro inviti a riconoscere, pragmaticamente, l’importanza del voto per le sue fortune politiche.
Ma è anche il risultato del superamento dei pregiudizi razziali, peraltro profondamente radicati, di Harry Truman.
Nel 1911, quando Truman era ancora un caporale di 27 anni della Guardia Nazionale del Missouri, scrisse alla sua futura moglie, Bess Wallace:
“Penso che un uomo sia buono quanto un altro fintanto che è onesto e dignitoso e non un negro o un cinese…sono fortemente dell’opinione che i negri (sic) dovrebbero essere in Africa, i gialli in Asia e gli uomini bianchi in Europa e in America.”
Truman proveniva da queste convinzioni dalla sua educazione nel Missouri, dove i suoi nonni avevano posseduto schiavi e dove 60 afroamericani erano stati linciati tra il 1877 e il 1950, il secondo numero più alto di qualsiasi altro stato americano in quel periodo al di fuori del profondo Sud.
Crebbe, tra l’altro, in una casa che rinnegava apertamente l’abolizionismo, la ricostruzione e Abramo Lincoln.
Truman aveva imparato quindi, letteralmente, dalle ginocchia di sua madre a condividere il punto di vista del Sud sulla guerra tra gli Stati. E, cosa non sorprendente, sempre in casa aveva acquisito una fede costante nella supremazia bianca.
Harry Truman e la sua entrata in scena dopo i linciaggi dei veterani neri
Tuttavia, quando i pestaggi e gli omicidi dei veterani della Seconda Guerra Mondiale afroamericani, che erano ritornati nel Sud, cominciarono a catturare l’attenzione nazionale, Harry Truman, salito alla presidenza dopo la morte di Franklin D.Roosevelt il 12 aprile 1945, decise di passare all’azione.
Queste le sue parole:
“Il mio stomaco si ribaltò quando seppi che i soldati negri, appena tornati dall’estero, venivano scaricati dal camion dell’esercito nel Mississippi e picchiati. Qualunque siano state le mie inclinazioni come nativo del Missouri, come presidente so che questo è un male. Combatterò per porre fine a mali come questo.”
In risposta ai linciaggi, e sotto la pressione dei gruppi neri per i diritti civili, Truman formò il Comitato Presidenziale per i Diritti Civili alla fine del 1946.
Scrisse anche un rapporto, per garantire questi diritti, che condannava tutte le forme di segregazione e chiedeva la fine immediata della discriminazione e della segregazione in tutti i rami delle forze armate.
Nel 1947 Harry Truman diventò il primo presidente americano a rivolgersi alla National Association for the Advancement of Colored People (NAACP).
Nel suo discorso al Lincoln Memorial, Truman disse:
“È mia profonda convinzione che abbiamo raggiunto un punto di svolta nella lunga storia degli sforzi del nostro Paese per garantire la libertà e l’uguaglianza a tutti i nostri cittadini.”
Harry Truman: quando capì di aver bisogno anche del voto dei neri
Harry Truman, per tutta la vita, rilasciò dichiarazioni razziste ai suoi amici e familiari più intimi, e anche nella corrispondenza privata, e probabilmente non abbandonò mai del tutto gli insegnamenti che gli erano stati infusi durante la sua giovinezza.
Ma era anche un uomo politico molto astuto, che comprendeva l’importanza del voto nero per le sue fortune politiche.
Nel 1940, in qualità di Senatore degli Stati Uniti, disse alla National Colored Democratic Association:
“La bandiera dei negri è la nostra bandiera, e loro sono pronti, proprio come noi, a difenderla contro tutti i nemici provenienti dall’interno e dall’esterno.”
Le visioni sempre più acute di Truman sui diritti civili durante il suo primo mandato come presidente degli Stati Uniti divisero il Partito Democratico.
I democratici conservatori del Sud, dalla Carolina del Sud al Mississippi, passando per l’Alabama, protestarono contro i diritti civili del partito, uscendo dalla Convenzione Nazionale Democratica nel 1948.
Senza il voto bianco del Sud, le possibilità di Truman nelle elezioni generali contro il candidato repubblicano Thomas Dewey si ridussero notevolmente.
Nonostante le defezioni dei cosiddetti Dixiecrat, gli assistenti di Truman riuscirono a convincere il futuro presidente americano che una coalizione vincente includesse anche elettori neri, i cui leader vedevano l’integrazione delle forze armate come una questione elettorale molto importante.
Mesi prima delle elezioni, 20 organizzazioni afroamericane, comprese la NAACP e la National Urban League, emisero una “Dichiarazione degli elettori negri”, che includeva la fine della segregazione delle forze armate tra le sue richieste.
Negli ultimi giorni delle elezioni, Truman fece un’apparizione in campagna ad Harlem: è stata la prima volta in cui un futuro presidente degli Stati Uniti visitava la capitale simbolica dell’America nera.
Truman venne attirato lì da Anna Arnold Hedgeman, un’attivista politica afroamericana che stava guidando il raggio d’azione dei neri della sua campagna.
Secondo il biografo di Hedgeman, Jennifer Scanlon, Truman riuscì a vincere la gara, con un margine ristretto a livello nazionale, grazie in parte all’elettorato nero e alla Hedgeman.
L’Ordine Esecutivo 9981: tutti i retroscena nascosti dietro la sua firma
Il 22 marzo 1948 Truman incontrò i leader neri per discutere della segregazione.
A.Philip Randolph, pioniere dell’organizzazione sindacale e leader dei diritti civili, in quell’occasione disse al presidente:
“Posso dirvi che lo stato d’animo tra i negri di questo Paese è che non porteranno mai più le armi fino a quando tutte le forme di pregiudizio e di discriminazione non saranno abolite. Io personalmente consiglierò ai negri di rifiutarsi di combattere come schiavi per una democrazia che non possono possedere e non possono godere.”
In un celebre caso, ripreso dall’American Civil Liberties Union, Winfrid Lynn, un giardiniere paesaggista nero di New York, finì in prigione dopo aver detto al suo Consiglio di Amministrazione locale che:
“Non accetto di essere costretto a prestare servizio in un’unità antidemocraticamente selezionata come negra.”
Quello stesso giugno del 1948 Randolph, venuto a conoscenza del caso, disse al futuro presidente Truman che, se non avesse emesso un ordine esecutivo che ponesse fine alla segregazione nelle forze armate, gli afroamericani avrebbero resistito alla leva.
Un mese dopo, con un’elezione ormai incombente e sotto un’intensa pressione da parte dei leader dei diritti civili, Harry Truman firmò l’Ordine Esecutivo 9981 e creò il Comitato Presidenziale per l’uguaglianza di trattamento e le opportunità nelle forze armate, conosciuto comunemente come Comitato Fahy, per supervisionare il processo.
L’Ordine Esecutivo 9981, firmato dal presidente Harry Truman il 26 luglio 1948, imponeva l’integrazione razziale delle forze armate americane a lungo segregate.
Per raggiungere la piena integrazione però, Truman aveva bisogno della cooperazione dei quattro rami dell’esercito americano:
“Voglio che il lavoro venga svolto e voglio che sia fatto in modo che tutti siano felici di collaborare per portarlo a termine.”
Da parte sua però l’esercito americano esitò, e anche parecchio. Kenneth Royall, segretario dell’esercito in carica nel 1949, rispose a Truman che l’esercito non era uno strumento di evoluzione sociale ed espresse anche preoccupazione per gli effetti negativi dell’Ordine Esecutivo sugli arruolamenti, sui riarrangiamenti e sul morale dei soldati a livello nazionale, soprattutto nel Sud.
Truman però, che si sarebbe accontentato solo della fine completa della segregazione razziale, costrinse Royall al ritiro dopo il suo rifiuto di rispettare l’ordine.
Ci vollero ancora sei anni per porre fine alla segregazione razziale nelle forze armate americane. Alla fine del 1954, con la disattivazione del 94esimo battaglione degli ingegneri, l’ultima unità completamente nera dell’esercito, il processo venne completato.
L’Ordine Esecutivo 9981, ancora oggi, rimane uno dei risultati più importanti degli otto anni di mandato di Harry Truman, una decisione coraggiosa che lo mise contro l’ala meridionale del suo partito su questa e su altre questioni relative ai diritti civili.
Ma con l’evoluzione della società americana del Dopoguerra, le forze armate diventarono un modello importante per la fine della segregazione e l’inizio delle pari opportunità per gli afroamericani.
Nel 1998, nel 50esimo anniversario dell’Ordine Esecutivo 9981, il generale Colin Powell, che in seguito diventò il primo Segretario di Stato americano, parlò dell’impatto della decisione di Truman sulla sua vita:
“L’esercito era l’unica istituzione in tutta l’America, a causa di Harry Truman, in cui un giovane ragazzo nero, che ora ha 21 anni, poteva sognare il sogno a cui non osava pensare all’età di 11 anni. Era l’unico posto in cui l’unica cosa che contava era il coraggio, dove il colore delle tue viscere e il colore del tuo sangue era più importante del colore della tua pelle.”
Di Francesca Orelli
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