21 Novembre 2024
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Margaretha Geertruida Zelle, nota soprattutto con il nome di Mata Hari (in lingua indonesiana letteralmente “Occhio dell’Alba”), è sicuramente una delle figure più intriganti dell’inizio del ‘900, grazie alle molteplici vesti che la portarono, a seguito di una vita incredibile, verso una fine tragica.

Nata nel 1876 a Leeuwarden, nei Paesi Bassi, Margaretha raggiunse l’apice del successo intorno al 1906, grazie alle sue capacità nelle danze esotiche.

Mata Hari: la danza e la seduzione

Stabilitasi a Parigi nel 1903, Mata Hari faticò molto per raggiungere il successo. Il punto di svolta arrivò a seguito dell’inizio di una relazione con il barone Henri de Marguérie.

Durante una festa, la donna incantò il suo amante ed il resto dei presenti con una danza erotica presentata come quella che le sacerdotesse rivolgevano al dio Siva, la quale comprendeva lo spogliarsi gradualmente quasi fino alla nudità totale.

Il fascino e la bellezza, però, non erano le uniche doti che la ragazza olandese di famiglia borghese aveva portato con sé. A partire da quella esibizione, la sua fama si accompagnò alla presenza in numerosi eventi mondani della vita parigina, fino all’esibizione sui palcoscenici più importanti d’Europa, tra i quali la Scala di Milano.

Come altre danzatrici all’epoca, però, il successo avuto da ballerina lasciò velocemente spazio all’immagine di una femme fatale, dedita alla seduzione più che all’arte; questo, comunque, non fece che aumentare il suo potere mediatico, portandola ad influenzare la moda e lo stile dei suoi seguaci, tra i quali è possibile annoverare diversi monarchi e potenti industriali.

La vita da spia di Mata Hari

La Belle Époque europea, in ogni caso, avrà vita breve con lo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914; Lo stesso varrà anche per la vita da “influencer” di Mata Hari.

Dopo essere tornata in Olanda per i primi due anni della Grande Guerra, Mata Hari comprese che la sua carriera da artista, all’età di 40 anni, era giunta definitivamente al capolinea. Sarà solo la visita del console tedesco Alfred von Kremer, giunto in Olanda per proporle un accordo ben pagato, a trasformare incredibilmente Mata Hari da danzatrice a spia.

La prima missione (tornare a Parigi e fornire informazioni alla Germania utilizzando lettere scritte con inchiostro simpatico) sarà solo la prima di una serie di compiti di spionaggio affidati dai tedeschi a quello che venne denominato segretamente agente H21.

Mentre si intratteneva con militari e politici cercando di carpirne i segreti tra una festa e l’altra, tuttavia, le unità di controspionaggio francese tenevano d’occhio l’ex ballerina, pur non riuscendo a trovare prove di alcun tipo per incriminarla.

Il doppio gioco che valse la vita a Mata Hari

L’errore che fece crollare la copertura di Mata Hari nacque dalla volontà di incontrare un suo vecchio amante, il tenente di cavalleria Jean Hallaure.

Avendo chiesto un visto per visitarlo a Vittel, cittadina molto vicina al fronte, Marghereta attirò l’attenzione del capitano Georges Ladoux, il quale decise di convocarla per proporle di schierarsi come spia al servizio della Francia (in realtà per sorvegliarla meglio). Sprezzante dell’evidente pericolo, Mata Hari accettò anche questo incarico.

La farsa continuò per qualche mese, fino all’inevitabile capitolazione: probabilmente “tradita” dai tedeschi, che avevano intuito il suo doppio gioco e avevano permesso ai francesi di intercettare un messaggio facilmente decifrabile, Mata Hari fu arrestata il 13 febbraio 1917 nella sua lussuosa camera d’albergo allo Elysée Palace.

Inizialmente negando e infine confessando il suo coinvolgimento con i servizi segreti tedeschi, la donna fu condannata a morte (nonostante molti ufficiali francesi suoi ex-amanti ne prendessero le difese).

Dopo essere stato crivellato di colpi, il corpo che aveva permesso a Mata Hari di conquistare il successo venne gettato in una fossa comune, ponendo fine alla vita di una danzatrice che aveva incantato l’Europa e non solo, ma che alla fine si era contraddistinta per un eccesso di fiducia nelle proprie abilità di seduzione.

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