Dietrich Bonhoeffer fu il primo, nel 1933, a denunciare l’operato di Adolf Hitler e, nei dodici anni successivi, resistette con coraggio ai nazisti, prima facendosi sostenitore degli ebrei, poi agendo come diplomatico clericale e come agente segreto. Ironia della sorte, fu martirizzato poche settimane prima della caduta del Nazismo e della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il 9 aprile 1945, tre settimane prima della vittoria degli Alleati e del suicidio di Adolf Hitler e di Eva Braunn, sua segretaria e moglie, un pastore tedesco venne condotto al patibolo.
Dietrich Bonhoeffer, questo era il suo nome, già nel febbraio del 1933, quando molti osservatori avevano dichiarato che il nuovo Cancelliere non rappresentava una minaccia, fu uno dei primi a denunciare l’operato di Hitler.
E, nei dodici anni successivi, resistette con coraggio ai nazisti, prima pronunciando sermoni a sostegno degli ebrei, poi agendo come diplomatico clericale e come agente segreto.
Era un rampollo della nobiltà prussiana e un patriota tedesco, ma quando il suo nome venne chiamato nel campo di concentramento di Flossenbürg, venne impiccato come traditore.
Il cofondatore di Amnesty International ha definito Bonhoeffer “l’archetipo del prigioniero di coscienza”.
Tuttavia, a differenza dei grandi martiri del XX secolo, come Massimiliano Kolbe, il Mahatma Gandhi e Martin Luther King, Bonhoeffer non lasciò alcuna eredità né ricordo tangibile.
Il suo coraggio però dovrebbe renderlo loro pari. Ed ecco perché, oggi, abbiamo deciso di raccontare la sua storia.
Dietrich Bonhoeffer: primi anni della sua vita
Nato il 4 febbraio 1906 (Acquario) a Wroclaw, in Polonia, Dietrich Bonhoeffer crebbe in una famiglia augusta.
Il padre era un preminente psichiatra, che lavorava in Germania, mentre il nonno e la prozia servivano entrambi la corte reale, il primo come cappellano, mentre la seconda come dama di compagnia.
Pianista di notevole talento, scioccò i suoi parenti di alto rango quando dichiarò, ancora giovane, di voler diventare un teologo.
Nonostante il conseguimento, successivamente, di due dottorati, e per di più con figure chiave della scuola tedesca del protestantesimo liberale, cruciale per la formazione di Bonhoeffer fu il primo anno a New York.
Qui studiò all’Union Theological College, ma diventò sempre più disilluso dalle sue concessioni alla secolarizzazione:
“Predicano tutto, eccetto il Vangelo di Gesù Cristo” scriverà più tardi.
Era il 1931 e, con la vicina Harlem ancora nel bel mezzo di una rinascita creativa, Bonhoeffer trovò la sua dimora spirituale nella comunità nera della sua chiesa battista abissina.
Dietrich Bonhoeffer e il suo ritorno in Germania
Dietrich Bonhoeffer, nello stesso anno, fu ordinato sacerdote a Berlino e iniziò a tenere lezioni all’università.
Il suo ritorno coincise con l’ascesa dei nazisti e, avendo ricevuto informazioni preoccupanti durante la sua permanenza negli Stati Uniti, Bonhoeffer capì in fretta che Adolf Hitler rappresentava una minaccia per la Germania.
Il giorno dopo che Hitler prese il potere, nel 1933, trasmise un discorso alla radio in cui denunciò la moralità nazista. Col tempo avrebbe anche aiutato a coordinare il passaggio sicuro degli ebrei fuori dal Terzo Reich.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il secondo rientro in Germania e l’inizio della resistenza al Nazismo
Con la Seconda Guerra Mondiale ormai imminente, e Adolf Hitler sempre più fuori controllo, Dietrich Bonhoeffer tornò a New York nel giugno del 1939, ma dopo un mese la sua coscienza lo riportò in Germania.
Poco dopo l’invasione della Polonia da parte di Hitler, avvenuta in autunno, iniziò a collaborare con la Resistenza.
La sua cerchia di cospiratori includeva persone molto simili a lui: coraggiose, colte e patriottiche. In contrasto con la tranquilla vita di studio e di preghiera che aveva previsto, ora Bonhoeffer doveva tessere una miriade di reti e di inganni.
Essendo stato escluso dal servizio come cappellano dell’esercito e, di conseguenza, dalla prospettiva di essere chiamato al Fronte, fu reclutato nel 1940 dall’Abwehr, ovvero l’Intelligence Militare Tedesca.
Il suo ruolo era stato organizzato da amici ben piazzati, e in vista, che combinavano un lavoro ai vertici delle gerarchie naziste con il sostegno alla Resistenza.
Dietrich Bonhoeffer e il suo lavoro sotto copertura a favore dell’Intelligence Militare Tedesca
Dietrich Bonhoeffer iniziò a scrivere teologia (concentrandosi sulla natura del discepolato e sul ruolo della Chiesa in un mondo secolare) e visse la vita quotidiana di un ministro luterano, ma i suoi “doveri pastorali” erano soltanto una copertura per il suo lavoro nell’Abwehr, che era essa stessa una facciata per nascondere i suoi sforzi antinazisti.
I leader dell’Abwehr, successivamente, spiegarono la nomina di Bonhoeffer sulla base della sua esperienza internazionale.
I suoi periodi trascorsi negli Stati Uniti e in Inghilterra (aveva trascorso un anno e mezzo a Londra dopo la sua trasmissione radiofonica del 1933) e i suoi contatti nei Paesi Alleati lo rendevano perfetto per analizzare il morale della società che Adolf Hitler stava cercando di cancellare con la violenza.
Bonhoeffer però fece molto di più: cercò anche di valutare, e poi di raccogliere, il sostegno degli Alleati per gli antinazisti tedeschi.
Il vescovo George Bell di Chichester, un vecchio mentore del suo tempo a Londra, cercò di convincere il Ministro inglese degli Esteri Anthony Eden che valeva la pena sostenere Bonhoeffer.
Eden però, in tutta risposta, disse:
“Non vedo alcun motivo per incoraggiare quel prete pestilenziale.”
Dietrich Bonhoeffer: l’arresto e la prigionia
Nell’aprile del 1943 la Gestapo arrivò a casa di Bonhoeffer, trovando un religioso che lavorava allegramente per l’agenzia di intelligence rivale.
Dietrich Bonhoeffer avrebbe trascorso i due anni successivi, gli ultimi della sua vita, in prigione.
L’accusa iniziale contro di lui era riciclaggio di denaro (dall’aiutare i rifugiati in fuga dal Terzo Reich) e fu solo dopo il tentato assassinio di Hitler, avvenuto il 20 luglio 1944, che la Gestapo scoprì una traccia cartacea che rivelava importanti cospirazioni nell’Abwehr.
E Bonhoeffer, chiaramente, vi era implicato.
Quando la notizia del fallimento del complotto raggiunse Winston Churchill, il Primo Ministro inglese congedò la Resistenza.
Era solo la prova, disse, che “Le più alte personalità del Reich tedesco si uccidevano a vicenda”.
Churchill aveva ragione quando affermava che, molti degli architetti del complotto, furono complici dell’ascesa del potere di Hitler, ma Bonhoeffer – l’etico dei cospiratori – fu un’eccezione.
Con Hitler che giurava vendetta assoluta contro i traditori, le possibilità di liberazione di Bonhoeffer diminuirono sempre di più.
Dietrich Bonhoeffer: gli ultimi istanti di vita e il suo ricordo oggi
Temendo rappresaglie contro la sua famiglia, Dietrich Bonhoeffer rifiutò l’offerta di una guardia di aiutarlo a fuggire dalla prigione di Tegel, situata a Berlino.
Anche subito dopo ci furono momenti in cui la fortuna avrebbe potuto salvarlo, come quando il furgone, su cui viaggiava insieme ad altri agenti segreti stranieri, si ruppe lungo la via per Flossenbürg.
Bonhoeffer però, in tutti i casi, non si tirò mai indietro, e accettò il martirio. Che avvenne, ironia della sorte, due settimane prima che Flossenbürg fosse liberato dagli americani.
I visitatori dell’ingresso ovest dell’Abbazia di Westminster oggi possono vedere la statua di Dietrich Bonhoeffer tra i “martiri moderni”, appena a due posti di distanza da Martin Luther King.
Sebbene non abbia influenzato il corso della storia, come King, Bonhoeffer è un simbolo.
La storia di Bonhoeffer è la rappresentazione della Germania durante il Terzo Reich. E racconta un Paese, intriso di cultura, che in poco tempo si ritrovò con la propria esistenza sconvolta e devastata, poi distrutta da uno dei dittatori più feroci del XX secolo.
Di Francesca Orelli
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