M51-ULS-1b è un nome forse non immediato da memorizzare ma che potrebbe passare alla storia: è possibile infatti trattarsi del primo pianeta mai individuato al di fuori della nostra galassia, la Via Lattea.
Subito dopo l’invenzione del telescopio furono individuate centinaia di galassie, ma all’epoca ancora non si sapeva cosa fossero quelle macchie indistinte
M51 venne scoperta e catalogata da Messier nel Diciottesimo secolo, ma già pochi anni dopo Pierre Méchain capì trattarsi di due galassie distinte: la più grande è oggi denominata M51A o NGC 5194, ma è più nota col nomignolo Galassia Vortice (Whirlpool, in inglese) per via naturalmente del suo aspetto.
Ubicata fra i 23 e i 31 milioni di anni luce da noi, essa ospita fonti di raggi X sparse uniformemente al suo interno. La fonte in questione in particolare è un sistema binario formato da una stella di neutroni (oppure un buco nero) e una compagna, una stella dalla grande massa; il primo oggetto sta catturando massa dal secondo rilasciando nel processo una vasta quantità di energia, rilevabile fin qui sulla Terra sotto forma, appunto, di raggi X. Ciò è possibile poiché si tratta di un’emissione di energia pari a milioni di volte quella rilasciata dal Sole anche considerando tutte le lunghezze d’onda.
Individuare un transito a 30 milioni di anni luce di distanza
Il metodo utilizzato è, in principio, lo stesso che permise di individuare diversi fra i primi pianeti extrasolari, negli anni 90, ovvero quello del transito: quando nel corso della sua orbita un pianeta passa davanti alla propria stella ne diminuisce l’emissione luminosa e in tutto lo spettro della radiazione elettromagnetica.
Perché tale fenomeno sia da noi rilevabile è naturalmente necessario che l’orbita del pianeta sia rispetto a noi allineata in modo da permettergli di transitare davanti al proprio sole. Serve la prospettiva giusta. Fortunatamente, è proprio il caso di M51-ULS-1b. I dati esaminati indicano infatti una drastica diminuzione delle emissioni di raggi X per un periodo di circa tre ore; quasi un occultamento totale, come se un corpo delle dimensioni apparenti simili alla stella fonte di raggi X l’abbia temporaneamente oscurata. Un po’ come la Luna con il Sole durante un’eclissi, che in apparenza sembrano avere le stesse dimensioni perché si trovano a distanze diverse.
Le modalità con cui i raggi X sono “spariti” e poi riapparsi (è avvenuto contemporaneamente e in modo netto lungo tutta la frequenza di tale radiazione) porta a escludere la causa sia da ricercare in altri fenomeni noti e le dimensioni stimate indicano trattarsi di un pianeta del diametro di poco inferiore a quello di Saturno.
Il pianeta non è stato individuato grazie a una nuova osservazione ma… spulciando in archivio
La scoperta è stata effettuata da Rosanne Di Stefano e dai suoi colleghi dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics effettuando una sorta di ricerca d’archivio: i dati sono infatti relativi a un’osservazione del telescopio spaziale Chandra (specializzato nell’investigazione nella radiazione X) risalente al 20 settembre 2012. Come spesso capita il rilevamento passò inosservato poiché non si stava cercando un transito planetario.
Avendo tuttavia in mente una ricerca mirata proprio con questo fine, il dato appare evidente. Saranno necessarie conferme sia tramite nuovi rilievi che comparando le osservazioni effettuate contemporaneamente da altri strumenti e osservatori. In questo momento M51-ULS-1b è ancora un candidato pianeta, sebbene il primo extragalattico.
Ma non resterà a lungo il solo, poiché questa tecnica apre la strada a numerose possibili scoperte analoghe, anche nella mole di dati già in nostro possesso, nell’immediato futuro.
Di Corrado Festa Bianchet