Amiche in affari (in originale Like a Boss) è la nuova commedia al femminile diretta da Miguel Arteta e interpretata da Tiffany Haddish e Rose Byrne. Il tema? Business e amicizia nel mondo moderno, con una sana dose di stereotipi che non guastano mai.
Amiche in affari : ilarità irriverente ma ben poco gusto
Il tema del film è tanto semplice quanto abusato: due amiche che si conoscono da sempre mettono su un business condiviso dedicato al make-up. Il loro legame, però, viene messo a dura prova dalla realtà del mercato e dalla comparsa di una spietata e folle imprenditrice decisa ad affossarle. Riusciranno le due a rimanere unite nonostante tutto?
A fare da pseudo novità, a questo giro, è il tono irriverente e quasi eccessivo del film. Miguel Arteta, già celebre per film come Una fantastica e incredibile giornata da dimenticare e The good girl, sceglie infatti di infarcire il suo nuovo lavoro di slang e ilarità poco coinvolgente.
Il risultato è un film di quasi due ore che strappa sì e no una risata, capace però di sollevare ben più di un’obiezione nello spettatore. Sesso, droga e denaro sono gli argomenti principali, intessuti in un substrato che sembra voler inneggiare alle differenze che si completano, ma che riesce solo a mettere in ridicolo il poco di buono che il film poteva raccontare.
È davvero questo essere Amiche in affari oggi?
L’intenzione di Amiche in affari sembra essere quella di raccontare l’amicizia femminile moderna nel mondo del lavoro. Rattrista, però, vedere come il regista e i due sceneggiatori (anch’essi uomini) finiscano per dipingere una relazione tra due donne basata sulla stereotipata idea della complicità nella diversità.
Mia e Mel sono infatti l’una l’immagine speculare dell’altra, destinate a completarsi e a vincere proprio grazie alle loro differenze, nonostante tutto e tutti. Senza che però vi sia alcuna spinta alla rappresentazione della femminilità reale, né all’analisi delle reali differenze.
Entrambe sono infatti eccessive, caricaturali e spesso alquanto antipatiche. E lo stesso vale per i numerosi personaggi che vi ruotano intorno, dal dipendente gay e raffinato all’imprenditrice che vuole rifarsi delle due protagoniste perché invidiosa della loro amicizia.
Neanche la presenza di Salma Hayek, solitamente brillante, riesce a risollevare Amiche in affari dal baratro dell’indifferenza. Un film che si dimentica a tutti gli effetti pochi secondi dopo averlo terminato, e che lascia solo un’impressione di amaro in bocca che viene via appena si apre il film successivo.
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