La Seconda Guerra Mondiale terminò sei anni e un giorno dopo l’invasione tedesca della Polonia, avvenuta il 1 settembre 1939, che scatenò il secondo conflitto globale più sanguinoso del XX secolo.
Nel momento in cui si concluse ufficialmente sul ponte di una nave da guerra americana, il 2 settembre 1945, la Seconda Guerra Mondiale aveva provocato la morte di 60-80 milioni di persone, pari a circa il 3% della popolazione mondiale di allora.
La stragrande maggioranza di coloro che morirono nella guerra più mortale della storia furono civili, inclusi i 6 milioni di ebrei uccisi nei campi di concentramento nazisti durante l’Olocausto.
La Germania impiegò la sua strategia blitzkrieg (guerra lampo) per attraversare i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia nei mesi iniziali della guerra e costringere più di 300mila truppe britanniche e alleate ad evacuare l’Europa continentale da Dunkerque.
Nel giugno del 1941 il dittatore Adolf Hitler ruppe il suo patto di non aggressione con l’Unione Sovietica e lanciò l’operazione Barbarossa, che portò le truppe naziste fino alle porte di Mosca.
Quando gli Stati Uniti entrarono nella Seconda Guerra Mondiale in seguito ai bombardamenti giapponesi di Pearl Harbor, le forze tedesche occuparono gran parte dell’Europa, dal Mar Nero alla Manica.
Gli alleati, tuttavia, cambiarono le sorti del conflitto, mentre i seguenti 5 eventi portarono alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale.
1.La Germania chiusa da entrambi i fronti
Dopo aver invaso l’Europa nei primi tre anni della guerra, le forze dell’Asse sovradimensionate furono messe sulla difensiva dopo che l’Armata Sovietica Rossa le respinse nella brutale battaglia di Stalingrado, che durò dall’agosto 1942 al febbraio 1943.
La feroce battaglia, svoltasi nella città che allora portava il nome del dittatore sovietico Joseph Stalin, provocò quasi due milioni di vittime, sia tra i soldati sia tra le decine di migliaia di residenti di Stalingrado.
Quando le truppe sovietiche iniziarono ad avanzare sul fronte orientale, gli alleati occidentali invasero la Sicilia e l’Italia meridionale, causando la caduta del governo del dittatore italiano Benito Mussolini nel luglio del 1943.
Gli Alleati aprirono quindi un fronte occidentale con l’invasione anfibia della Normandia il 6 giugno 1944 (Sbarco di Normandia).
Dopo aver preso possesso del nord della Francia, le truppe alleate liberarono Parigi il 25 agosto 1944, seguita da Bruxelles meno di due settimane dopo.
2.La Battaglia delle Ardenne
La Germania si trovò quindi pressata sui due fronti: mentre le truppe sovietiche continuavano ad avanzare in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria e Romania, gli Alleati occidentali proseguivano verso est.
Costretto a combattere una guerra su due fronti, e con risorse in diminuzione, un Hitler sempre più disperato autorizzò un’ultima offensiva sul fronte occidentale nella speranza di dividere le linee alleate.
I nazisti lanciarono un attacco a sorpresa lungo un tratto di 80 miglia e densamente boscoso della foresta delle Ardenne, situata tra il Belgio e il Lussemburgo, il 16 dicembre 1944.
L’assalto tedesco provocò scompiglio nella linea alleata e scatenò ben sei settimane di combattimenti, in condizioni proibitive e con temperature che andavano al di sotto dello zero, che causarono ipotermia, congelamento e piedi amputati tra i soldati.
Le forze americane resistettero a tutta la potenza di ciò che era rimasto del potere tedesco, ma persero circa 20mila uomini in quella che fu la battaglia singola più mortale della Seconda Guerra Mondiale.
Quella che diventò poi nota come la Battaglia delle Ardenne si sarebbe rivelata l’ultimo sussulto della Germania nazista.
L’Unione Sovietica infatti lanciò, di lì a poco, un’offensiva in pieno inverno sul fronte orientale, che avrebbe portato i tedeschi sul fiume Oder, a meno di 50 miglia da Berlino, la capitale tedesca, entro la primavera.
3.La resa della Germania
Dopo il bombardamento di Dresda e di altre città tedesche, che uccise decine di migliaia di civili, gli Alleati occidentali attraversarono il fiume Reno e si spostarono ad est verso Berlino.
Intanto che si avvicinavano alla capitale tedesca, le truppe alleate scoprirono l’orrore dell’Olocausto mentre liberavano i campi di concentramento come Bergen-Belsen e Dachau.
Con entrambi i fronti che crollavano e la sconfitta ormai inevitabile, Hitler si suicidò nel suo bunker, che si trovava sotto la Cancelleria del Reich, il 30 aprile 1945.
Il successore di Hitler, il Grandammiraglio Karl Dönitz, cominciò i negoziati di pace e il 7 maggio 1945 autorizzò il generale Alfred Jodl a firmare una resa incondizionata di tutte le forze tedesche che avrebbe avuto effetto già il giorno successivo.
Stalin, tuttavia, rifiutò di accettare l’accordo di resa firmato presso il quartier generale del generale statunitense Dwight D.Eisenhower a Reims, in Francia, e costrinse i tedeschi a firmarne un altro il giorno successivo a Berlino, occupata dai sovietici.
4.Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki
Anche dopo la vittoria degli Alleati in Europa, la Seconda Guerra Mondiale continuò ad imperversare nel teatro del Pacifico.
Le forze americane avevano fatto una spinta lenta, ma costante, verso il Giappone dopo aver invertito il corso della guerra con la vittoria nella battaglia delle Midway del giugno 1942.
Le battaglie di Iwo Jima e di Okinawa, nell’inverno e nella primavera del 1945, furono tra le più sanguinose della guerra, e l’esercito americano prevedeva che fino ad un milione di vittime avrebbe accompagnato qualsiasi invasione della terraferma giapponese.
Settimane dopo il primo test di successo della bomba atomica, avvenuto ad Alamogordo in New Mexico il 16 luglio 1945, il presidente Harry Truman, che era salito alla presidenza meno di quattro mesi prima dopo la morte di Franklin D.Roosevelt, ne autorizzò l’uso contro il Giappone nella speranza di porre fine rapidamente alla guerra.
Il 6 agosto 1945 il bombardiere americano B-29 Enola Gay sganciò una bomba atomica sulla città manifatturiera di Hiroshima, uccidendo immediatamente circa 80mila persone.
Decine di migliaia morirono in seguito per l’esposizione alle radiazioni.
Quando il Giappone non si arrese subito dopo il bombardamento di Hiroshima, gli Stati Uniti fecero esplodere una seconda bomba atomica ancora più potente su Nagasaki, appena tre giorni dopo, che uccise 35mila persone all’istante e altre 50mila il giorno successivo.
5.La dichiarazione di guerra dei sovietici e la resa del Giappone
Oltre ai bombardamenti di Hiroshima e di Nagasaki, il Giappone subì crescenti pressioni quando l’Unione Sovietica dichiarò formalmente guerra l’8 agosto 1945 e invase la Manciuria, situata nella Cina nord orientale, che allora era occupata dall’Europa.
Con il suo Consiglio Imperiale in fase di stallo, l’imperatore giapponese Hirohito decise che il suo Paese doveva arrendersi.
A mezzogiorno (ora giapponese) del 15 agosto 1945, l’imperatore annunciò la resa del Giappone nella sua prima trasmissione radiofonica in assoluto.
Il 2 settembre 1945 la Seconda Guerra Mondiale terminò quando il generale americano Douglas MacArthur accettò la resa formale del Giappone a bordo della corrazzata americana Missouri, ancorata nella baia di Tokyo insieme ad una flotta di oltre 250 navi da guerra alleate.
Alla firma dell’accordo, che pose fine a 2194 giorni di guerra globale, MacArthur disse al mondo in una trasmissione radiofonica:
“Oggi le armi tacciono. È finita una grande tragedia. È stata ottenuta una grande vittoria.”
Di Francesca Orelli
STORIA: Leggi anche:
Il più antico strumento per creare corde ha 4000 anni
Penicillina: fu un italiano a scoprirla per primo
Abramo Lincoln: come usò il telegrafo per vincere la Guerra di Secessione