Con i suoi 60 centimetri d’altezza il Primoptynx poliotauros vanta indubbiamente dimensioni notevoli, ma paragonabili a quelle del moderno Gufo delle Nevi (Bubo scandiacus). La peculiarità di questo predatore del primo Eocene (circa 55 milioni di anni fa) consiste piuttosto nelle caratteristiche dei suoi artigli, considerevolmente diversi rispetto a quelli dei gufi di oggi.
Il Primoptynx cacciava di giorno, in modo simile ai falchi
Questi uccelli tipicamente notturni presentano infatti quattro dita tutte della stessa lunghezza, mentre il Primoptynx sfoggia dimensioni maggiori nel dito posteriore e nel primo anteriore, tanto da far pensare che le sue abitudini predatorie fossero alquanto differenti, più simili a quelle di un falco o di un aquila: con artigli così massicci e robusti erano infatti in grado di perforare le carni di mammiferi di medie dimensioni stringendoli in una morsa letale laddove i gufi odierni si nutrono invece di piccole prede, uccise a colpi di becco.
Gli antenati dei gufi occupavano diverse nicchie nell’ecologia dell’Eocene: ne esistevano di svariate dimensioni, a partire dall’Eostrix gulottai, a tutt’oggi il più piccolo mai ritrovato coi suoi 12 centimetri di lunghezza. La loro storia evolutiva fu in un certo qual modo parallela a quella dei mammiferi, che iniziarono a proliferare e differenziarsi dopo la scomparsa dei dinosauri 10 milioni di anni prima.
I primi gufi dovettero adattarsi per non soccombere nella lotta per il cibo
Non è del tutto chiaro cosa portò il Primoptynx poliotauros all’estinzione e in generale i discendenti dei primi gufi a cambiare le proprie modalità di predazione, ma si ritiene probabile tra la fine dell’Eocene e l’inizio dell’era successiva, l’Oligocene, la concorrenza si sia fatta spietata, con l’apparire di numerosi altri rapaci diurni. I gufi si sarebbero quindi pian piano adattati alla predazione notturna di piccoli animali, peculiarità per la quale sono principalmente noti al giorno d’oggi.
Il fossile, costituito da uno scheletro privo del cranio ma con tutte le restanti ossa in ottimo stato di conservazione, fu rinvenuto nel Wyoming, Stati Uniti, trent’anni fa. Solo un singolo osso di una zampa e diversi frammenti vecchi di 60 milioni di anni costituiscono un esempio di gufo più antico del Primoptynx poliotauros: fra latino e greco, Primoptynx significa non a caso primo gufo.
La ricerca è apparsa il 28 luglio 2020 sul Journal of Vertebrate Paleontology.
Di Corrado Festa Bianchet