Letteratura

Tsundoku: l’abitudine di comprare libri più di quanti tu possa leggerne

La lettura è un hobby importante, ma richiede anche un certo dispendio di tempo. Avanti, guardiamoci negli occhi e ammettiamolo tutti insieme: sia tu che io abbiamo una montagna di libri sul comodino che dobbiamo ancora leggere. Eppure siamo appena tornati a casa con altri due romanzi acquistati in libreria. Perché, ehi, è la nuova uscita della mia autrice preferita! Non posso lasciarlo qui!

Benvenuto nel club degli tsundoku! Si tratta di una parola giapponese, sì, loro per fortuna hanno una parola per tutto. Doku deriva da un verbo che può essere usato per definire la parola ‘leggere’, mentre tsun vuol dire ‘si accumula’. Tsundoku si traduce quindi con l’abitudine di accumulare letture.
La frase ‘tsundoku sensei’ appare per la prima volta nel 1879, dallo scrittore Mori Senzo. Ce lo spiega il professore Andrew Gerstle, insegnante di testi giapponesi pre-moderni all’Università di Londra. E lo stesso Gerstle si definisce uno tsundoku: possiede molti libri che non ha mai letto, il che è abbastanza ironico per un professore. Ma il termine stesso non è per nulla beffardo. Anzi.

In Italia la parola che più si avvicina maggiormente è ‘bibliomania’, ma in realtà ci sono alcune differenze. La bibliomania descrive l’intenzione di creare una collezione di libri. Tsundoku traduce l’intenzione di leggere libri e la loro eventuale raccolta accidentale.

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Tsundoku

È anche interessante considerare il futuro dell’editoria in questo momento, e il potenziale destino delle parole come questa. Oggi abbiamo a disposizione e-reader, smartphone e tablet dedicati che possono facilmente sostituire la pagina stampata. La maggior parte di noi, poi, abita in appartamento e l’era moderna ha portato in auge movimenti come il ‘minimalismo’.

Tutto ciò potrebbe benissimo evitare l’accumulo di libri che potrebbero rimanere non letti a tempo indeterminato. Abbiamo una crescente consapevolezza delle risorse e delle cose in generale. C’è quindi spazio per pile di carta rilegata nel mondo moderno? Evidentemente sì.

E se ti stai chiedendo se non fosse il caso di passare in versione definitiva al digitale, ti rispondo che ci sto pensando, ma… la verità è che il libro cartaceo è una delle cose che non credo di riuscire ad abbandonare. Adoro sentire l’odore delle pagine, soppesarne il volume, sfogliare le pagine con le dita. Mi piace l’idea di poter tornare indietro di qualche pagina per rileggere una frase che si è bloccata lì, nella mia memoria. E mi piace anche comprare libri che leggerò in un futuro non propriamente prossimo.

Tutto questo ormai si può fare anche con gli e-book, ma ho deciso di aiutare il Pianeta in modo diverso. Resisterò alla tentazione di mangiare cibo insostenibile e mi affiderò solo ed esclusivamente a delizie sane ed eco-sostenibili. E addio alla plastica! Pertanto, potrò impegnarmi a fondo a essere una tsundoku di tutto rispetto. E no, alla fine non si tratta di uno spreco, perché prima o poi quella pila di libri sul comodino si abbasserà. Vero?

Articolo scritto da Silvia Saltarelli

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