21 Novembre 2024
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Il 21 agosto 1831 Nat Turner, un afroamericano che era stato schiavizzati in Virginia, guidò una sanguinosa rivolta che cambiò per sempre la storia americana.

La rivolta, avvenuta nella contea di Southampton, portò all’uccisione di circa 55 bianchi, alla conseguente esecuzione di 55 afroamericani e al pestaggio di centinaia di miglia di altri da parte di squadre formate da bianchi.

La ribellione durò “solo” 24 ore, ma causò una nuova ondata di legislazione oppressiva che proibì non solo i movimenti, ma anche le assemblee e l’educazione delle persone schiavizzate.

Nello stesso tempo però gli abolizionisti, per la prima volta, videro una falla che si poteva portare a sostegno dell’argomento “La schiavitù non è più un sistema sostenibile.

Il difficoltoso cammino dell’abolizione della schiavitù: gli inizi

I legislatori della Virginia stavano discutendo a lungo su quale strada prendere in merito alla schiavitù.

Un voto per liberare gli schiavi attraverso la graduale emancipazione ottenne il sostegno dei leader dello Stato.

Alla fine, tuttavia, la Virginia e gli altri Stati del Sud optarono per mantenere la schiavitù e per rafforzare il controllo sulla vita degli afroamericani, alfabetizzazione inclusa.

Nel Sud antebellico si stima che solo il 10% delle persone schiavizzate fossero alfabetizzate.

Per molti schiavisti, manco a dirlo, questo tasso era ancora troppo alto. Non solo: c’era anche la convinzione crescente che una persona schiavizzata, ma istruita, fosse una persona molto pericolosa.

La rivolta del 1831, peraltro, confermò questo punto di vista. Turner infatti era un predicatore appassionato, guidato da visioni spirituali, e la sua capacità di leggere la Bibbia gli aveva permesso di trovare storie di supporto divino per le lotte contro l’ingiustizia.

Gli schiavisti, come pure il loro clero, controllavano la narrazione biblica tra gli analfabeti schiavizzati. Ma gli afroamericani istruiti, come Turner, avevano visto oltre questa versione “sterilizzata” e che non metteva in discussione la schiavitù.

Gli abolizionisti iniziano ad agire attraverso la parola scritta

L’alfabetizzazione degli afroamericani non fu solo una “problematica” per gli schiavisti a causa del potenziale illuminante delle letture bibliche.

Le leggi anti-alfabetizzazione delle persone schiavizzate vennero anche scritte in risposta all’ascesa del movimento anti abolizionista negli Stati del Nord.

Uno degli abolizionisti più minacciosi dell’epoca era l’afroamericano newyorkese David Walker, che dal 1829 al 1830 aveva distribuito l’Appello, un opuscolo che chiedeva rivolte per porre fine al dramma della schiavitù.

I marinai afroamericani avevano portato il testo di Walker, nascosto nelle cuciture dei vestiti, negli Stati del Sud.

Non ci sono le prove storiche che Turner abbia letto l’Appello e ne sia stato ispirato, tuttavia ci sono molte prove che gli scritti abolizionisti lo abbiano fatto direttamente.

Questi scritti, oltre a Turner, pare che abbiano influenzato anche le rivolte nei Caraibi.

Pertanto, se nelle isole era scritto “l’agitazione abolizionista che modellava la natura della resistenza degli schiavi”, c’era da aspettarselo, soprattutto in quel periodo, che gli schiavisti credessero che potesse influenzare anche le altre popolazioni schiavizzate degli Stati Uniti.

A queste paure si aggiunsero ben presto quelle scatenate dal giornale abolizionista di William Lloyd Garrison, The Liberator, che avevano cominciato ad uscire in modo regolare il 1 gennaio 1831.

Sebbene fosse curato da Garrison, noto per essere uno degli abolizionisti bianchi più radicali, era visto dalla maggioranza come un giornale nero, perché la maggior parte dei suoi lettori erano afroamericani, insieme a pochi bianchi che erano contro la schiavitù e il razzismo.

Gli schiavisti del Sud vedevano questo quotidiano come un altro esempio di agitazione esterna diffusa attraverso la parola scritta.

L’alfabetizzazione minaccia la giustificazione della schiavitù

L’alfabetizzazione degli afroamericani minacciava anche una delle grandi giustificazioni della schiavitù: che i neri “fossero meno che umani, permanentemente analfabeti e stupidi.”

Un’affermazione che venne smentita quando gli afroamericani cominciarono a leggere e a scrivere e a minare la logica di questo sistema “malato”.

Gli sStati favorevoli alla schiavitù iniziarono ad inasprire le leggi sull’alfabetizzazione degli afroamericani nei primi anni del 1830.

Nell’aprile del 1831 la Virginia dichiarò illegale qualsiasi incontro per insegnare agli afroamericani che erano stati liberati di leggere e di scrivere.

Altre nuove leggi, che vennero emanate sempre nel 1831, vietavano altresì alle persone schiavizzate di insegnare.

Altri Stati del Sud approvarono leggi anti-alfabetizzazione altrettanto rigide nello stesso periodo.

Nel 1833, per esempio, una legge dell’Alabama affermava che:

…qualsiasi persona, o persone, che tenterà di insegnare a qualsiasi persona libera di colore, o schiava, a sillabare, leggere o scrivere, dovrà essere condotta in giudizio e multata con una somma non inferiore ai duecentocinquanta dollari.”

Una multa che oggi potrebbe farci ridere, ma che, all’epoca, era l’equivalente di circa 7600 euro moderni.

Nonostante le conseguenze, molte persone schiavizzate continuarono ad imparare a leggere.

E numerosi schiavisti potrebbero anche essere stati complici “involontariamente” di ciò.

Molte persone schiavizzate, per esempio, svolgevano lavori sofisticati, compresa la gestione delle operazioni, che richiedeva l’alfabetizzazione.

Escludere gli afroamericani dalla lettura, e dalla scrittura, era una mossa poco pratica e che non portava vantaggi a nessuno.

Guerra di Secessione: spuntano le prime scuole aperte anche agli afroamericani

Poco prima che scoppiasse la Guerra di Secessione, le idee a favore dell’abolizione della schiavitù si erano già diffuse in larga scala attraverso la parola scritta.

L’opinione che la schiavitù fosse sbagliata, e che dovesse essere conclusa, fu rafforzata ulteriormente da opinioni e tesi scritte.

Poco dopo la ribellione di Turner, nel 1862, il proclama di emancipazione dichiarò che tutti gli schiavi presenti negli Stati impegnati nella guerra contro l’Unione “saranno allora, da quel momento in poi, e per sempre liberi.

Quando le unità dell’esercito americano iniziarono ad arrivare in Virginia nel 1861, i membri della comunità afroamericana, che erano stati liberati, cominciarono rapidamente ad aprire scuole per afroamericani, in cui erano presenti sia insegnanti afroamericani sia docenti bianchi e nordisti.

Dopo la fine della Guerra di Secessione (9 aprile 1865), il tasso di alfabetizzazione aumentò in modo costante tra gli afroamericani, passando dal 20% del 1870 al quasi 70% del 1910.

Di Francesca Orelli

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