Australia: scoperti i primi siti archeologici aborigeni al largo della costa nord-occidentale
I primi siti archeologici aborigeni, risalenti a migliaia di anni fa, sono stati scoperti sott’acqua al largo della costa dell’Australia nord-occidentale.
La scoperta è stata possibile grazie ad una serie di indagini archeologiche e geofisiche dell’arcipelago di Dampier, nell’ambito del Deep History of Sea Country Project, finanziato attraverso l’Australian Research Council.
I reperti aborigeni, rinvenuti al largo della costa di Plibara, nell’Australia Occidentale, sono l’esempio più antico di archeologia subacquea che sia mai stato rinvenuto nel Paese.
I due siti aborigeni di Plibara: ecco cosa hanno rinvenuto gli archeologi australiani
Un team internazionale, formato da archeologi della Flinders University, dell’University of Western Australia, della James Cook University, dell’ARA e dell’Università di York, ha collaborato con la Murujuga Aboriginal Corporation per localizzare, e identificare, gli antichi reperti aborigeni rinvenuti in due siti sottomarini.
Tra i manufatti ritrovati, più di un centinaio e tutti realizzati in pietra dalle popolazioni aborigene, sono state rinvenute anche delle pietre per macinare.
Gli antichi siti sottomarini aborigeni, i primi ad essere scoperti in Australia, hanno fornito nuove prove sulla vita delle popolazioni indigene quando il fondale marino odierno, a causa del livello basso delle acque, era ancora terra asciutta migliaia di anni fa.
I paesaggi culturali sommersi rappresentano ciò che oggi è conosciuto come Sea Country per molti indigeni australiani, che hanno un profondo legame culturale, spirituale e storico con questi ambienti sottomarini.
I tesori sott’acqua dell’odierna Australia
L’Australia è un continente enorme, ma poche persone, australiani compresi, si rendono conto che oltre il 30% della sua massa terrestre è stata sommersa dall’innalzamento del livello del mare dopo l’ultima era glaciale.
Ciò significa che, un’enorme quantità di prove archeologiche che documentano la vita degli aborigeni australiani, si trova ora sott’acqua.
Il team, finora, ha mappato 269 manufatti, dalle acque basse fino alle acque profonde fino a 2,4 metri sotto il livello del mare moderno.
La datazione al carbonio, unita all’analisi delle variazioni del livello del mare, ha rivelato che il sito ha almeno 7000 anni.
Il secondo sito, che comprende una sorgente d’acqua dolce sottomarina situata a 14 metri di profondità sotto il livello del mare, si stima invece che abbia 8500 anni.
Gli archeologi australiani, peraltro, hanno dichiarato che queste date rappresentano le età minime, quindi i siti potrebbero essere anche molto più antichi.
Il team di archeologi e di geoscienziati, per arrivare a questi risultati, hanno utilizzato la modellazione predittiva e altre tecniche di rilevamento subacqueo e remoto, inclusi i metodi di immersione scientifica, per confermare la posizione dei siti e la presenza dei reperti.
Cosa c’era 8500 anni fa nei due antichi siti aborigeni che sono stati scoperti?
C’era la terra asciutta, che si estendeva fino a 160 chilometri dall’attuale litorale. Una terra posseduta, e vissuta, da generazioni di aborigeni.
Questi territori, che ora sono sott’acqua, ospitavano infatti ambienti favorevoli per gli insediamenti indigeni, tra cui acqua dolce, diversità ecologica e opportunità di sfruttamento delle risorse marine.
La scoperta di questi siti, come sottolineato dagli archeologi australiani, rappresentano il primo passo di un viaggio alla scoperta delle piattaforme continentali.
Un viaggio che, per quanto riguarda l’archeologia, potrebbe colmare una lacuna importante nella storia umana dell’Australia.
Di Francesca Orelli
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