Gli archeologi che hanno analizzato la costa di Quintana Roo, nella penisola dello Yucatan, in Messico, hanno scoperto una nave a vela inglese sul fondo dell’oceano.
Il relitto, che prende il nome da Manuel Polanco, il pescatore che lo scoprì per primo e ne riferì l’esistenza al National Archaeological Institute (INAH) del Messico negli anni Ottanta, si ritiene che sia affondato più di 200 anni fa.
Nel relitto è stato ritrovato anche un cannone, lungo 2,5 metri, e lingotti di ghisa, che gli studiosi credono che siano stati usati come zavorra per la nave.
Laura Carrillo Marquez: “Molti dettagli riguardanti la nave sono tuttora sconosciuti.”
Laura Carrillo Marquez, archeologa dell’INAH e capo della squadra che ha esplorato il relitto, ha dichiarato che molti dettagli della nave rimangono ancora avvolti nel mistero.
Tuttavia ha anche affermato che l’ancora e il cannone, scoperti sul sito, sono uguali a quelli presenti nei disegni delle navi inglesi del XVIII secolo.
Secondo gli archeologi subacquei, l’equipaggio della nave avrebbe fatto di tutto per evitare il disastro, ma senza successo:
“Ciò siamo riusciti a dedurlo grazie alla scoperta di un’ancora “attivata”, cioè che è stata lanciata in mare con l’intenzione di farla attaccare alla barriera corallina, in modo da salvare la nave prima che si incagliasse. Nave che, oggi, è completamente ricoperta di corallo.”
La barriera corallina del sonno: l’incubo dei marinai del XVIII secolo (e non solo)
L’area dove è affondata la nave, in Messico (e non solo), è detta colloquialmente Barriera corallina del sonno o Barriera corallina dell’incubo a causa dei pericoli che incontrano i marinai.
Le acque sono profonde e le scogliere sono grandi, quindi l’area è considerata molto pericolosa dai marinai:
“Tra le barche a vela, i piroscafi e le navi mercantili di diverse nazionalità, e tempi, ci sono 70 naufragi nella barriera di Chinchorro, che l’INAH ha registrato, protegge e indaga. Ogni nuovo ritrovamento ci dà modo di saperne di più circa gli ultimi 500 anni di navigazione nelle acque del Messico.”
Gli archeologi adesso devono attendere il passaggio della pandemia di Coronavirus per poter continuare con gli scavi:
“Nella seconda fase di lavoro, che inizierà quando l’emergenza sanitaria Covid-19 sarà passata, torneremo sul campo per disegnare mappe, per approfondire le caratteristiche del contesto storico e forse anche per prendere campioni per indagare sulla loro temporalità.”
Per ora, sottolinea l’INAH, è difficile dire quanto sia grande la barca a vela, cosa trasportasse o altri dettagli, perché l’area in cui si trova, a sud-est della barriera di Chinchorro, è molto complessa da esplorare.
Di Francesca Orelli
ARCHEOLOGIA: Leggi anche:
Egitto: scoperta una nuova mummia in una necropoli di 3600 anni fa
Pompei: ecco il “social network” degli antichi romani con post risalenti a 2000 anni fa
Cina: 200 nuovi soldati di terracotta ritrovati nella tomba del primo imperatore