La Battaglia di Waterloo, che si svolse in Belgio il 18 giugno 1815, segnò la sconfitta definitiva di Napoleone Bonaparte, che aveva trascorso i primi anni del XIX secolo a conquistare buona parte dell’Europa.
Lo scontro vide sui fronti opposti 72mila soldati francesi e 68mila uomini dell’Armata Britannica, che includeva anche le truppe belghe, olandesi e tedesche guidate da Arthur Wellesley, il duca di Wellington, salito agli onori della cronaca per aver già affrontato Bonaparte (e avergli tenuto testa) durante la Guerra Peninsulare.
La Battaglia di Waterloo fu un disastro per Napoleone Bonaparte e la sua Armata Francese, perché anche se riuscì ad attaccare pesantemente le truppe inglesi e ad infliggere loro molti danni, la situazione si capovolse con l’arrivo dei prussiani, che insieme ai britannici inflissero una pesante sconfitta all’Imperatore e lo costrinsero a ritirarsi.
Battaglia di Waterloo: il lavoro degli archeologi sta aiutando il personale militare a capire come riprendersi dopo un evento traumatico
La Battaglia di Waterloo non è stata però solo l’evento che ha segnato la fine di Napoleone Bonaparte.
Un nuovo rapporto, scritto dall’ente benefico Waterloo Uncovered, ha rivelato come il lavoro svolto dagli archeologi sul campo di battaglia di Waterloo stia aiutando, effettivamente, i veterani e servendo anche al personale militare per il recupero dopo un evento traumatico mentale, o fisico, avvenuto durante il suo servizio.
Pubblicato in occasione del quindicesimo anniversario dell’associazione benefica, e in coincidenza con il 205esimo anniversario della battaglia (18 giugno 1815), il rapporto – Peace from War – evidenzia i risultati di un programma pilota di supporto per i veterani e il personale di nove mesi, avvenuto in concomitanza con lo scavo sul campo di battaglia belga, dove alla fine fu dominata la supremazia europea di Napoleone Bonaparte.
Cinquanta veterani britannici e olandesi, insieme a parte del personale del servizio militare, avevano preso parte allo scavo lo scorso luglio 2019, che era stato condotto da una squadra di archeologi guidata dal professor Tony Pollard, direttore del Center for Battlefield Archaeology presso l’Università di Glasgow.
Scavi sul campo di battaglia di Waterloo: le tre aree analizzate
Durante lo scavo sono state esaminate le tre aree chiave del campo di battaglia:
- Hougoumount Farm, scenario di un famoso episodio in cui le guardie britanniche sventarono un attacco francese, forzando la chiusura delle porte. Lo scavo ha trovato prove della distruzione causata agli edifici, così come oggetti personali, come ad esempio i bottoni provenienti dalle uniformi delle guardie di Coldstream e delle sentinelle scozzesi.
- La Mont-Saint-Jean Farm, sede dell’Ospedale da Campo di Wellington durante la battaglia, ha dato prova della dura lotta per salvare quante più vite umane possibili, visto che sono stati trovati arti amputati recanti i segni della sega del chirurgo (e provenienti dai feriti più gravi).
- Le rovine del castello perduto di Frichermont sono state riscoperte nei boschi dell’ala sinistra degli Alleati. Un gran numero di moschetti e di palle da cannone, provenienti dai feroci combattimenti, mostrano quanto i francesi si avvicinarono alla vittoria della battaglia.
In tutto sono stati ritrovati più di 800 reperti.
Il professor Pollard, parlando dello scavo, ha dichiarato:
“C’è una dimensione extra nel lavorare a Waterloo con i veterani. Alcuni membri del nostro team di “Waterloo Uncovered” hanno avuto esperienze di prima mano in combattimenti ravvicinati. Puoi inginocchiarti accanto a loro in una trincea nello scavo e noteranno subito qualcosa che non hanno. Questa è una prospettiva straordinariamente preziosa per un archeologo.”
Il lavoro archeologico è andato di pari passo con un programma di nove mesi di recupero e di riabilitazione per i veterani e il personale militare ancora in servizio.
I partecipanti al programma provenivano da una varietà infinita di esperienze di servizio, dal pensionato di Chelsea fino al soldato impegnato in servizi odierni.
Prima dell’esperimento sono stati fissati obiettivi personali per superare le sfide più gravi, come lesioni fisiche o mentali, o la lotta per tornare ad adattarsi alla vita civile.
Questi obiettivi includevano: migliorare la mobilità e il benessere fisico, ridurre l’isolamento sociale, costruire la fiducia con gli altri attraverso il raggiungimento di compiti prefissati, apprendere nuove competenze, gestire l’ansia e migliorare il benessere mentale.
I risultati del processo di valutazione, intesi a produrre prove concrete e misurabili dell’impatto del programma, hanno rivelato che l’81% di questi obiettivi sono stati raggiunti “in tutto o in gran parte” e il 13% degli obiettivi è stato raggiunto “in parte”.
Inoltre è stato applicato un metodo rispettato per misurare il benessere mentale, sviluppato dalle università di Warwick e di Edimburgo.
Mark Evans, il CEO di Waterloo Uncovered: “L’archeologia non è una panacea per tutti i mali, ma può essere massicciamente positiva per gli individui.”
Ciò ha rivelato un miglioramento medio del 28,8% del benessere mentale, secondo le valutazioni dei partecipanti allo scavo, e un miglioramento sostenuto del 20% alla fine dei nove mesi di recupero e di riabilitazione.
Lo studio ha anche raccolto un insieme di testimonianze qualitative di impatto.
Una partecipante ha descritto l’effetto del programma su sé stessa, dicendo:
“Waterloo Uncovered mi ha dato un corrimano per la vita. Mi ha aiutato a rimanere concentrata mentre gestivo lo stress quotidiano.”
Il supporto per il lavoro dell’ente benefico è arrivato anche da Dame Clare Marx, presidente del General Medical Council, che ha visitato lo scavo a luglio 2019 e ha affermato:
“Waterloo Uncovered sta utilizzando un ambiente fisico, molto pratico, per aiutare le persone con la propria vita, con la loro appartenenza e con il loro controllo su tutto ciò che fanno.”
Mark Evans, CEO di Waterloo Uncovered, ha sottolineato:
“L’archeologia non è una panacea per tutti i mali, ma può essere massicciamente positiva per gli individui. Il nostro team di assistenza e di benessere è composto da professionisti con una vasta esperienza. Questo rapporto mostra le prove dei benefici che le persone possono ottenere, sia nel breve sia nel lungo periodo.”
Il ministro britannico per gli affari dei veterani, Johnny Mercer, ha elogiato il valore del rapporto nel creare un corpus di prove solide per i benefici che possono essere ottenuti attraverso l’archeologia:
“Il programma affronta aree vicine al mio cuore: il recupero, la salute, il benessere, il passaggio alla vita civile, l’istruzione e l’occupazione. È una bella storia da raccontare.”
Denis Abbott, ex giornalista e portavoce della Commissione Europea, è un volontario con sede in Belgio per Waterloo Uncovered e ha preso parte agli scavi della scorsa estate sul campo di battaglia:
“È stata un’esperienza straordinaria lavorare a fianco di rinomati archeologi e di veterani provenienti dalle forze militari britanniche, olandesi e statunitensi. Molti di loro hanno messo la propria vita in pericolo e sono stati fortunati a sopravvivere e a poter raccontare la loro storia, ma le cicatrici, sia fisiche che mentali, rimangono. “Waterloo Uncovered” ha fatto un lavoro straordinario nell’aiutarli nel loro recupero e nella loro cura.”
Waterloo Uncovered combina archeologia di alta classe con un programma di cura e di riabilitazione per i veterani e per i militari in servizio.
Dal 2015 l’organizzazione benefica sta scavando sul sito di una delle battaglie più decisive del mondo. E, nello stesso tempo, ha fatto importanti scoperte sui sanguinosi combattimenti avvenuti in quel luogo e sugli uomini che hanno preso parte alla Battaglia di Waterloo.
All’inizio di quest’anno il lavoro dell’associazione benefica è stato premiato con il riconoscimento Point of Light dal Primo Ministro Britannico.
Waterloo Uncovered è stata costretta a rinviare gli scavi del 2020 a causa della pandemia di Coronavirus, ma per contro ha creato un programma virtuale di tre mesi di contenuti educativi, attività online e gruppi di sostegno a benessere dei partecipanti.
Di Francesca Orelli
PSICOLOGIA: Leggi anche:
I 6 strati della corteccia celebrale
L’effetto bandwagon e le bufale sul web