22 Novembre 2024
body-of-water-3191265_1280-min

A tutti sarà capitato, prima o poi, di scottarsi mentre si cucinava qualcosa, o si teneva in mano qualcosa di caldo. Inevitabilmente, il primo istinto è quello di ritrarre l’arto dallo stimolo doloroso percepito.

Il gesto è istantaneo, e non c’è il tempo di pensare coscientemente “mi sto scottando”; la consapevolezza non sembra necessaria per un allontanamento mirato prima di tutto alla salvaguardia della propria sopravvivenza.

Certo, una lieve scottatura difficilmente ucciderebbe qualcuno. Ma, come ben sappiamo, i riflessi sono uno strumento che l’essere umano possiede da quando le certezze erano poche, e saper scappare da un predatore o da un ambiente ostile diventava di fondamentale importanza per la prosecuzione della specie.

I 4 livelli di controllo

La differenza tra un riflesso, un gesto appreso e un movimento volontario sta tutta nelle differenti funzioni del sistema nervoso centrale, le quali a loro volta dipendono dalla sua struttura.

Sussiste, infatti, la possibilità di evidenziare quattro diversi livelli in cui sono organizzati gerarchicamente i sistemi motori, ognuno dei quali facente capo a una zona diversa.

I livello: può essere collocato a livello del midollo spinale, ed è responsabile proprio di quelli che vengono definiti riflessi spinali; questi ci consentono di effettuare movimenti stereotipati e automatici totalmente dipendenti da uno stimolo esterno.

II livello: dipende da aree quali il tronco dell’encefalo, la formazione reticolare e il cervelletto. Vengono integrate le informazioni provenienti dal basso (I livello) con quelle provenienti dai livelli superiori, al fine di permettere una corretta postura, l’equilibrio e la regolazione del tono muscolare.

III livello: siamo adesso più in alto, a livello della corteccia. La corteccia motoria primaria, in particolare, può essere considerata la responsabile del movimento volontario e del controllo cosciente dei livelli inferiori.

IV livello: rappresenta il livello più astratto del movimento, che consente la sua pianificazione e la scelta di sequenze complesse di movimenti. Fa capo alle aree corticali premotorie, situate proprio davanti alla corteccia motoria primaria.

Attraverso questo semplice schema è possibile sintetizzare una serie di circuiti molto complessi, i quali dipendono da una continua interazione anche con sistemi visivi e somatosensoriali, così come con altre strutture (come gangli della base e cervelletto) che si occupano di monitorare le azioni, producendo feedback in caso sia necessario cambiare rapidamente obiettivo.

In sostanza, mentre movimenti automatici non necessitano del passaggio per i livelli superiori, rispondendo quasi totalmente attraverso il midollo spinale, comportamenti più complessi e motivati dipendono maggiormente dalla corteccia.

Una via di mezzo tra movimento volontario e riflesso

Tra i riflessi e i movimenti volontari, ovviamente, sono presenti delle situazioni che possono essere considerate delle vie di mezzo.

L’apprendimento di un determinato comportamento, come ad esempio attraversare quando il semaforo è verde, viene sicuramente determinato da uno stimolo esterno (similmente ai riflessi), ma allo stesso tempo può essere eseguito o no su base volontaria.

di Daniele Sasso

LEGGI ANCHE:

L’Homunculus di Penfield: la rappresentazione gerarchica della sensibilità e del movimento

Usiamo davvero solo il 10% del nostro cervello?

Il modello di Ledoux: la doppia via dell’elaborazione della paura

La tecnica del Neurofeedback e le sue applicazioni

Rispondi

Sito in Manutenzione