22 Novembre 2024
Il pianeta HIP 65426b

La stella HIP 65426, 385 anni luce dalla Terra, è in questa immagine di SPHERE oscurata dal coronografo; ciò ha permesso di fotografare agli infrarossi un pianeta della massa fra 6 e 12 volte Giove (in basso a sinistra), il pianeta HIP 65426b. Il cerchio rappresenta per un paragone l'orbita di Nettuno, se orbitasse intorno a questa stella (Credits: ESO)

Un team dell'Istituto Nazionale di Astrofisica potrebbe aver catturato l'immagine di un pianeta dotato di anelli intorno a Proxima Centauri.

Lo European Southern Observatory (ESO) è distribuito lungo tre siti nel deserto di Atacama, in Cile, area particolarmente favorevole per le osservazioni astronomiche. Fu qui che nel 2016 venne confermata la scoperta di Proxima b, un pianeta di dimensioni simili alla Terra in orbita nella fascia abitabile intorno a Proxima Centauri, la stella più piccola del sistema Alfa Centauri e in assoluto quella che più si avvicina al nostro sistema solare in termini di distanza minima.

Un altro pianeta intorno a Proxima Centauri

In seguito, a partire dal 2017 e fino a gennaio 2020, un team dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) rilevò la presenza di un possibile secondo pianeta, in questo caso una superterra con una massa sei volte il nostro pianeta. Ciò avvenne tramite la tecnica della velocità radiale, ovvero le variazioni nello spettro elettromagnetico di una stella dovuti al transito di un pianeta a causa dell’effetto Doppler. L’analogia più comune di tale effetto è rappresentata dalle onde sonore: il fischio di un treno si avvicina a noi ma quando ci passa accanto improvvisamente diventa più forte e quando si allontana rimane più intenso rispetto a quando si trovava alla stessa distanza ma in fase di avvicinamento.

L’effetto Doppler-Fizeau

Lo stesso succede con la luce e anche con la radiazione non visibile. Quindi gli astronomi capiscono che un pianeta altera lo spettro elettromagnetico di una stella proprio come, a occhi chiusi, ci accorgeremmo di una persona che passa fra noi e il treno in avvicinamento, poiché attenua per un attimo l’intensità del fischio. Con la differenza che con una strumentazione ad alta tecnologia si possono ottenere dati molto più precisi sull’oggetto in questione.

Una fotografia agli infrarossi

Un secondo team INAF ha quindi cercato di osservare questo secondo pianeta tramite l’Imaging diretto, una tecnica che consiste nel visualizzare direttamente (tramite i raggi infrarossi) un corpo, in contrasto con metodi indiretti come la velocità radiale (che rileva gli effetti della presenza del pianeta).

Lo Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch (SPHERE), strumento del Very Large Telescope (VLT) dell’ESA, aveva negli ultimi anni analizzato il disco protoplanetario di centinaia di stelle, ovvero l’ammasso di materia ed energia vorticante intorno a una stella durante la formazione di quello che diventerà un sistema planetario vero e proprio. La sua nascita e prima infanzia, insomma.

Il team, guidato da Raffaele Gratton dell’Osservatorio Astronomico di Padova, ha fatto uso dei dati relativi ad anni di osservazione da parte di SPHERE proprio Su Proxima Centauri, quando ancora non si sapeva dell’esistenza del pianeta Proxima c, nell’ambito di una ricerca denominata SHINE, SpHere INfrared survey for Exoplanets, in cui per quattro anni lo strumento è stato utilizzato in maniera specifica proprio per la ricerca di esopianeti.

Avvalendosi di analisi statistiche avanzate, i ricercatori hanno combinato e comparato tutte le informazioni e le immagini disponibili, senza tuttavia riuscire a individuare con certezza la superterra oggetto della ricerca.

Un segnale anomalo, ma potrebbe esserci una spiegazione

È stato tuttavia rilevato un segnale candidato: la posizione e il comportamento del disturbo radio coincidono con un’immagine presa dall’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array’s (ALMA), ma non con le osservazioni della posizione e del moto orbitale di Proxima c ipotizzati attraverso la missione GAIA, un telescopio spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea.

Inoltre, l’oggetto osservato pare eccessivamente luminoso per essere un pianeta in orbita intorno a una nana rossa. Ciò porta il team a non poter affermare con sicurezza di aver “fotografato” proprio Proxima c.

L’eccessiva luminosità apparente apre tuttavia un altro possibile scenario: una quantità di materiale in orbita planetaria, che si tratti di polveri conseguenza di una collisione fra satelliti o un cospicuo sistema di anelli simile a quello di Saturno, sarebbe in grado di spiegare questa emissione superiore al previsto proprio nella radiazione infrarossa. Al momento, la presenza di anelli spettacolari come quelli di Saturno (anelli molto più rarefatti e non visibili da Terra si trovano attorno a tutti i giganti gassosi del sistema solare) sembra un’eventualità decisamente rara: Proxima c sarebbe solo il secondo pianeta extrasolare con questa peculiarità, dopo Fomalhaut b.

Restiamo in attesa di nuovi dati per capire se il corpo celeste individuato sia proprio Proxima c (potrebbe essere un terzo pianeta…?) e se vanti anche il record di primo pianeta ripreso tramite imaging diretto dopo essere stato individuato grazie alla tecnica della velocità radiale. Di certo, importanti telescopi intensificheranno ulteriormente la ricerca prevista verso il sistema ternario Alfa Centauri, nostro vicino di casa galattico nonché dimora del summenzionato Proxima b, uno dei pianeti di più grande interesse scientifico finora individuati fuori del sistema solare.

Di Corrado Festa Bianchet

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