Bardati nei propri giacconi con il freddo, chiusi in casa con l’aria condizionata se fa caldo. Gli esseri umani hanno impiegato secoli per sviluppare strumenti e tecnologie che gli consentissero di non patire gli agenti atmosferici.
Questo perché, in fin dei conti, l’uomo è delicato, e le temperature estreme così come gli ambienti particolarmente ostili possono facilmente debilitarlo. Nel mondo animale, effettivamente, la maggior parte delle specie basano la loro sopravvivenza su un ambiente che gli è congeniale.
Questo, però, non vale per il tardigrado, una creatura poco conosciuta che incarna più di qualunque altra il concetto di adattamento, ovvero della capacità di sopravvivenza. Dalle temperature prossime ai -200 °C fino a quelle oltre i 150 °C, niente sembra impedire a questi esseri di riprodursi e dominare letteralmente il pianeta.
L’esistenza dei tardigradi fu constatata per la prima volta nel 1773 da Johann August Ephraim Goeze, anche se il nome Tardigrada (animale che cammina lentamente) è attribuibile al biologo italiano Lazzaro Spallanzani.
Una delle ragioni che gli consente di abitare qualsiasi luogo della terra (e probabilmente non solo) sta proprio nella capacità, da parte dei tardigradi, di proteggersi dalle situazioni particolarmente nefaste.
Uno specifico stato chiamato criptobiosi gli consente, infatti, una protezione totale dagli agenti atmosferici. Questa trasformazione può configurarsi come un vero e proprio congelamento, o come un meccanismo con il quale i tardigradi si disidratano quasi completamente, facendo rientrare la testa e le otto zampe, e indurendo le loro membrane.
In questa forma gli animaletti assumono l’aspetto di minuscole palline, rimanendo in “stand by” anche per più di 120 anni. Il contatto con l’acqua, alla fine, permetterà loro di tornare allo stato di base nel quale potranno continuare a svolgere le loro funzioni.
Secondo una recente ricerca che ha provato ad indagare le proprietà straordinarie di questi invertebrati grandi tra 0,1 e 1,5 millimetri, nemmeno la caduta di un asteroide sarebbe in grado di annientarne la presenza sulla Terra.
I tardigradi, infatti, essendo in grado di vivere anche nelle profondità degli oceani, sarebbero quindi capaci di prevenire l’impatto catastrofico che per qualsiasi altra specie sarebbe fatale.
Ma gli studi che hanno messo alla prova queste caratteristiche incredibili sono andati oltre: non sono bastati una pressione pari a circa 400 volte quella atmosferica, né l’assunzione di una serie di gas tossici come il monossido di carbonio, ad uccidere questi simpatici esserini che per nostra fortuna sono a stento visibili e innocui per l’uomo.
I tardigradi, se non bastasse, sono in grado di resistere senza cibarsi e senza acqua per anni, e sopravvivrebbero anche se li lanciassimo nello spazio, visto che non hanno bisogno di ossigeno.
L’unico evento che potrebbe determinare la fine di queste creature indistruttibili, effettivamente, sarebbe la morte del sole. Una prospettiva positiva, visto che questa probabilmente avverrà tra circa 6 o 7 miliardi di anni.
di Daniele Sasso
fonte immagine:
www.Repubblica.it
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