A volte un pittore può, per questioni economiche, riciclare una tela già usata dipingendo sul soggetto originale o anche semplicemente cambiare idea in corso d’opera eliminando figure o paesaggi da egli stesso realizzati (oggi in termini informatici diremmo sovrascrivere). Era uso anche di grandi artisti come Leonardo Da Vinci.
Tecniche non invasive
Il dipinto oggetto dello studio è La Vergine delle Rocce, olio su tavola dove già in passato grazie a un’analisi ai raggi infrarossi presso la National Gallery di Londra erano state effettuate scoperte analoghe, come la stessa Maria in una posa e posizione differenti rispetto a quelle che possiamo ammirare oggi.
Analizzando l’immagine tramite una tecnica messa a punto negli ultimissimi anni denominata macro-scansione sulla fluorescenza ai raggi X (MA-XRF) è possibile determinare la composizione chimica del soggetto in esame, senza procurargli alcun danno.
Si ottiene in questo modo una precisa mappa del dipinto formata da un’enorme quantità di pixel, analogamente a un’immagine televisiva o quella che otteniamo con lo scanner di casa o una foto tramite lo smartphone ma estremamente accurata e molto più ricca d’informazioni.
La scienza rivela l’arte nascosta
Combinando questa tecnica con un nuovo algoritmo appositamente elaborato, il professor Pier Luigi Dragotti dell’Imperial College di Londra e la dottoressa Catherine Higgitt della National Gallery hanno scoperto che il disegno originale di Leonardo contiene tracce di zinco, rendendo possibile evidenziare le figure nascoste come mai prima d’ora.
Il processo automatizzato si rivela molto più veloce e affidabile di quello manuale attualmente in uso: la quantità di dati da studiare è enorme e va analizzato con la massima cura ogni singolo strato di ogni singolo pixel con tutte le informazioni chimiche rilevate, e parliamo di diversi milioni di elementi.
Il risultato però ripaga decisamente la fatica: i primi rilievi agli infrarossi, all’epoca rivoluzionari, appaiono oggi rozzi rispetto alla precisione e persino bellezza (naturalmente c’è la mano di Leonardo) delle immagini ottenute con la nuova tecnica.
Tecnica che naturalmente per la sua natura non invasiva potrà trovare innumerevoli applicazioni analoghe, mentre il professor Dragotti confida di affinarla ulteriormente grazie all’apporto dell’intelligenza artificiale che aiuterà a portare allo scoperto ulteriori segreti delle opere d’arte, ben presenti eppure celati all’occhio umano.
Di Corrado Festa Bianchet
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