21 Novembre 2024
Il sarcofago con altare

Il sarcofago in tufo con quello che potrebbe essere un altare.

La tomba di Romolo è in realtà un cenotafio, una "tomba vuota" eretta per celebrare una persona in assenza delle sue spoglie mortali, spiega la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo.

Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, ha confermato durante la conferenza stampa di venerdì 21 febbraio che l’ipogeo scoperto in prossimità del Lapis Niger non è la tomba di Romolo ma un cenotafio, comunque un monumento sepolcrale ma privo dei resti mortali della persona che intende celebrare. Secondo la leggenda, ricorda Russo, Romolo sarebbe stato ucciso e fatto a pezzi oppure sarebbe asceso in cielo come dio Quirino. Non vi sarebbe quindi una vera e propria tomba come luogo dell’ultimo riposo del leggendario fondatore della Città Eterna.

La scoperta

L’aggettivo ipogeo significa sotterraneo, ma quando usato come sostantivo si riferisce a una costruzione ricavata sottoterra, in un anfratto naturale oppure costruita interamente, ex novo, dall’uomo. Spesso questo genere di ambiente ha una funzione religiosa o funebre, può anche effettivamente trattarsi di una tomba.

Ed è ciò che si trova nel Foro Romano, sotto la scalinata costruita negli anni 30 che conduce alla Curia Iulia, antica sede del Senato, grande struttura in laterizio terminata nel 29 a.C. sotto Augusto. Qui è stato scoperto un ambiente che cela un sarcofago lungo un metro e quaranta scavato nel tufo, accompagnato da una roccia circolare, forse un altare.

Le ipotesi di Giacomo Boni

Lo studio ha avuto inizio nel 2019 basandosi sull’ampia documentazione in cui Giacomo Boni a inizio Novecento ipotizzava la presenza di un heroon, sito monumentale eretto in onore di un eroe o comunque un personaggio importante (spesso i fondatori, nelle antiche città greche).

L’archeologo e architetto nel 1899 rinvenne un tratto quadrato di marmo nero (da cui il nome Lapis Niger, Pietra Nera), separato dal resto della pavimentazione augustea in travertino bianco; già all’epoca le controversie non mancavano, con sostenitori e oppositori la tesi che proprio li vicino potesse esser celata la tomba di Romolo.

Sotto la pavimentazione in marmo nero gli scavi portarono alla luce un complesso monumentale costituito da una piattaforma con un altare a tre ante, tre basamenti (uno principale e due minori) su cui sono posati un cippo a tronco di cono e uno piramidale riportante un’iscrizione bustrofedica (la scrittura è alternata da destra a sinistra e viceversa, riga per riga) di difficile interpretazione, una sorta di maledizione verso chi violasse quel luogo sacro. Le due strutture sopravvissute sono parziali, prive della parte superiore, mentre il terzo basamento forse reggeva una statua.

Il Lapis Niger coinciderebbe (o quantomeno ne sarebbe in prossimità) con i Volcanali dove la leggenda vuole Romolo sia stato assassinato dai senatori, ma gli scritti dei cronisti antichi, da Varrone e Festo a Plutarco, non sono chiari e spesso riportano i fatti descritti come un “si narra che”. Il complesso originale comunque dovrebbe risalire al VI o VII secolo avanti Cristo.

L’ipogeo si trova in asse col Lapis Niger e questo rafforzerebbe l’ipotesi che si tratti proprio della tomba di Romolo. O meglio del cenotafio, come precisato dalla dottoressa Russo, che ricorda anche la stessa esistenza del fondatore di Roma si perda fra mito e storia reale: un fondo di verità ci deve essere, ma non vi è alcuna reale prova la persona che conosciamo come il Primo Re di Roma sia mai realmente esistita.

Quando l’ipogeo sarà aperto ai visitatori?

Ribadendo che quella del cenotafio di Romolo è la scoperta emozionante d’un luogo di cui si era persa la memoria, un lavoro durato in pratica 120 anni, la direttrice del Parco Archeologico ha annunciato la ripresa degli scavi ad aprile e, si spera, la possibilità di permettere al pubblico l’accesso all’ipogeo entro due anni.

Di Corrado Festa Bianchet

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