Non sempre il successo porta alla felicità sperata. Le differenze individuali nell’interpretazione degli eventi, positivi o negativi che siano, possono determinare i benefici che traiamo dai progressi nelle diverse aree della vita.
La sindrome dell’Impostore, non riconosciuta dal DSM ma studiata comunque da diversi esperti della psicologia clinica, fa riferimento proprio ad un disturbo che non permette di godere a pieno della propria affermazione.
Le persone soggette all’impostor phenomenon non credono mai pienamente di meritare ciò che hanno ottenuto. Si sentono, appunto, come impostori che sono arrivati dove sono per fortuna o per un inganno perpetrato alle persone a loro vicine.
La prima a descrivere l’effetto è stata Pauline Clance, nel 1978, intervistando un gruppo di donne di successo che non sentivano di essersi guadagnate la posizione che occupavano. In seguito, però, diversi riscontri hanno dimostrato come la sensazione di ritrovarsi in alto per un errore del caso possa essere facilmente rintracciabile anche nei maschi, soprattutto in ambiti accademici.
Opposta all’effetto Dunning-Kruger, per il quale una persona ignorante in materia potrebbe sembrare più sicura ed affermare con forza il proprio parere, la sindrome dell’Impostore potrebbe portare una persona ferrata in quello stesso campo ad evitare di esporre le proprie idee, per la paura di sbagliare e di non essere al livello che il suo curriculum indicherebbe.
Il senso di colpa fa da perno in questo meccanismo, il quale non permette di esprimere le proprie capacità come si dovrebbe, e porta invece a considerare i propri risultati come una miscellanea di eventi casuali e di frodi ai danni dei propri colleghi e superiori.
Spesso, chi vive questo genere di sensazioni fatica ad attribuirsi i meriti della propria carriera. In psicologia sociale, il concetto di locus of control fa riferimento proprio alla tendenza degli individui a rintracciare le cause degli eventi nell’ambiente piuttosto che in sé stessi. La sindrome dell’impostore suscita spesso la sensazione di un controllo esterno. Questo determina uno scarso senso di autoefficacia, e un abbassamento dell’autostima non conforme alla realtà dei fatti.
Anche se si è conoscenza del rispetto da parte dei propri pari, questo non basta a sentire davvero le sensazioni positive che una persona di successo dovrebbe provare. La fonte principale, secondo gli studiosi che si sono interessati al fenomeno, starebbe principalmente nei rapporti familiari. Stili educativi eccessivamente autoritari, così come genitori poco inclini alle cure parentali, possono rappresentare la vera e propria causa scatenante dello sviluppo della sindrome.
Per uscire da una situazione fastidiosa e presente solo nella propria mente, la strada migliore sarebbe quella di procedere con cautela, ripercorrendo i passi della propria vita che hanno permesso di giungere dove si è oggi. Si rimarrà forse stupiti nel rispolverare tutte quelle situazioni in cui la propria intraprendenza e forza hanno permesso di superare ostacoli apparentemente insormontabili, spesso contando solo sulle proprie forze.
di Daniele Sasso
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