Chi è Jean-Luc Picard?
Burbero, riservato, confessa di nutrire un particolare disagio nel relazionarsi coi bambini, in un’astronave che ospita numerose famiglie. Così ci veniva presentato il capitano Jean-Luc Picard in Incontro a Farpoint episodio pilota di Star Trek: The Next Generation.
Era il 28 settembre 1987, 18 anni erano passati dal termine della Serie Originale e un anno dall’uscita del quarto film della saga, accolto da un lusinghiero successo al botteghino.
Il ritorno di Star Trek sul piccolo schermo proponeva un’evoluzione dei temi che avevano decretato la fortuna e il grande impatto culturale delle avventure del capitano Kirk, del signor Spock e del dottor McCoy. Nella nuova serie l’equipaggio multietnico è dato per scontato, con un incremento di alieni, umani non terrestri o androidi fra gli interpreti principali, ma il capitano Picard stesso, interpretato dall’attore shakespeariano Patrick Stewart, all’epoca non ancora Sir, è di nazionalità francese. Sconvolgimento non da poco, per una serie indirizzata principalmente al mercato statunitense.
Dopo due stagioni generalmente considerate al di sotto delle aspettative, Star Trek: The Next Generation decolla a partire dalla terza stagione (1989/90), che inizia fra le altre cose a proporci una visione più matura e complessa del personaggio: Picard è mosso da un grandissimo senso del dovere nei confronti sia dei princìpi su cui la Federazione Unita dei Pianeti basa la propria stessa esistenza, che dell’equipaggio e delle altre persone di cui è responsabile. Eccolo quindi a prendersi una freccia nel cuore nel tentativo di non violare la Prima Direttiva (il divieto di interferire con popolazioni aliene che non abbiano ancora raggiunto un sufficiente livello di sviluppo sociale e tecnologico) in una situazione già quasi compromessa.
Pur rimanendo una persona riservata, mantiene sempre rapporti amichevoli con i suoi stretti collaboratori e si è guadagnato il rispetto e la fiducia da parte di tutto l’equipaggio; rispetto che viene manifestato persino dai klingon (e per questi fieri guerrieri un po’ samurai, un po’ spartani l’onore è tutto), mentre il vulcaniano Spock lo ritiene dotato di una mente alquanto razionale, per essere un umano.
Un’apparentemente naturale relazione sentimentale con la dottoressa Beverly Crusher non viene mai portata a compimento (se non in un possibile futuro nell’ultimo episodio della serie) per la volontà degli autori di lasciare libera l’opzione di consentire al personaggio la possibilità di relazionarsi temporaneamente con altre donne ai fini dello sviluppo della trama, come in effetti accaduto in alcune occasioni. Nulla a che vedere col capitano James Kirk, ma tutti gli amori sono, per una ragione o per l’altra, durati un episodio o poco più.
Jean-Luc Picard vanta svariati interessi sviluppati nel corso della vita: mentre frequenta l’Accademia della Flotta Stellare si appassiona all’archeologia (interplanetaria, beninteso) e ama costruire miniature di navi, stellari e non; eccellente maratoneta a livello agonistico (Patrick Stewart stesso è stato tedoforo in occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012), dimostra grande abilità nella lotta libera e si diletta con scherma ed equitazione. È inoltre un gran giocatore di parrises squares, uno sport molto “fisico” in voga nel XXIV secolo. A volte gli “hobby” nascono in modo sorprendente: in seguito al contatto con una sonda aliena resta incosciente per 25 minuti durante i quali, dal suo punto di vista, trascorre 35 anni come abitante della comunità Ressik del pianeta Kataan; al termine della sua “vita” gli viene rivelato che quella civiltà si era ormai estinta da mille anni e lo scopo della sonda era preservarne il ricordo (i ressikani sapevano di essere condannati all’estinzione). Picard impiegherà molto per riprendersi dall’esperienza e conserverà un flauto, trovato nella sonda e che ha imparato a suonare nella sua vita simulata, come uno dei suoi ricordi più preziosi.
Il capitano Picard ha sempre sofferto molto per la morte di Tasha Yar, capo della sicurezza dell’Enterprise, sentendosene almeno in parte responsabile, anche l’oggettività dice altrimenti.
E un altro duro colpo è il sacrificio del comandante Data, verso il termine dell’ultimo film dedicato alla Next Generation (La Nemesi); l’androide ha sempre trovato, novello Pinocchio alla ricerca del modo di sentirsi umano, in Picard una sorta di figura paterna e in questo vi era indubbiamente reciprocità da parte del capitano.
L’altro grande evento traumatico è costituito dalla cattura da parte dei Borg: tali esseri cibernetici vivono in una sorta di comunità simile a quella delle api, priva di pensiero individuale e basata su una coscienza collettiva. Portato forzatamente a bordo di una delle loro astronavi dalla peculiare forma di gigantesco cubo, Picard viene ribattezzato Locutus e indotto a guidare l’attacco contro la Terra al fine di assimilarne l’intera popolazione, mutando tutti in Borg. Una task-force improvvisata composta da 40 navi della Flotta Stellare tenta di fermare l’avanzata del Cubo presso il Wolf 359 (stella realmente esistente, a otto anni luce da noi); grazie alla superiorità della tecnologia Borg e alle conoscenze sulla Flotta conservate nella mente di Picard, il cubo spazza via gli avversari in pochi minuti causando la distruzione di 39 astronavi e la morte di 11.000 persone, in equipaggi che oltretutto comprendevano, per la natura principalmente esplorativa dei vascelli, intere famiglie con ragazzi e bambini di tutte le età.
L’Enterprise riesce infine a distruggere il cubo Borg grazie all’aiuto decisivo di Picard stesso, portato in salvo dall’equipaggio. Il trauma comprensibilmente lo segna per tutta la vita e nelle settimane successive torna nel vigneto di famiglia accolto dal fratello Robert, con cui permanevano gli attriti (già avuti con il padre) per la decisione di lasciare la propria terra in favore della Flotta Stellare, e dal nipotino René, che sogna invece di seguire le sue orme.
L’incontro/scontro coi legami famigliari lo porta a superare la crisi, ma dovrà affrontare nuovamente i Borg (che, scopriremo e lui “ricorderà”, hanno una regina) fino allo scontro finale per salvare la Terra nel passato (nel film Primo Contatto).
Due figure di Borg separati dal collettivo avranno grande importanza nella nuova serie Star Trek: Picard: un giovane chiamato Hugh è al centro di tre episodi di The Next Generation; inizialmente il capitano Picard era intenzionato a cogliere l’occasione e rispedirlo nel collettivo con impresso nei suoi sistemi un file che avrebbe potuto distruggere l’intero collettivo Borg, ma nonostante la rabbia nei loro confronti, vuoi per la repulsione all’idea di sterminare un’intera specie (sia pure i Borg), vuoi per la sorprendente tendenza mostrata da Hugh a riacquistare la propria individualità, l’idea viene scartata e Hugh, al termine della seconda apparizione, viene lasciato insieme a un gruppo di altri Borg resi indipendenti dal Collettivo verso un destino finora rimasto ignoto. Sette di Nove fu invece strappata ai Borg dal capitano Kathryn Janeway durante la serie Star Trek: Voyager e da quel momento iniziò un percorso per la riconquista del proprio posto come individuo fra le altre persone, risultando uno dei personaggi più amati dai fan della saga. Nella nuova serie il loro fato a venti e passa anni di distanza ci verrà finalmente narrato. E vedremo quali eventi, e come, abbiano in tutto questo tempo ulteriormente sviluppato il personaggio che dà il nome alla serie.
Di Corrado Festa Bianchet