Il Carnevale di Venezia è forse una delle manifestazioni più belle e visitate del pianeta e, nel 2020, si terrà dall’8 al 25 febbraio 2020.
E, come da tradizione, tutte le persone che si trovano nel bel mezzo degli eventi colorati del carnevale veneziano, spesso si aspettano di vivere esperienze indimenticabili e che, per un attimo, le riporti nell’atmosfera della Serenissima, quando Venezia era ancora una Repubblica e, tra le sue strade, si aggirava Giacomo Casanova.
Se sei intenzionato a partecipare alle feste di strada, oppure vuoi trascorrere una o più giornate all’insegna dell’allegria e in modo diverso, ecco 8 curiosità sul Carnevale di Venezia, che spesso sono ignote anche agli stessi veneziani, che ti sorprenderanno!
1.Le maschere veneziane venivano usate anche come copertura
Perché la maschera veneziana, ancora oggi, è considerata un simbolo del fascino e del mistero della Serenissima? Perché nel XIII secolo i veneziani la usavano per nascondere la loro vera identità.
Venezia era, ed è, una città piccola, dove si conoscevano tutti, ma dove, proprio per questo motivo, molti sognavano di avere un po’ di privacy.
La maschera, e le maschere, contribuì quindi non solo a rendere più fumosi i confini tra i rappresentanti delle diverse classi sociali, ma anche a stabilire nuovi contatti (e non solo amorosi o per scopi negativi), cosa che alla luce del sole era davvero impossibile.
Nel 1703 le autorità cercarono di vietare le maschere, perché spesso le persone che le indossavano commettevano crimini, ma i veneziani ci erano ormai talmente affezionati che, l’anno successivo, disubbidendo alle nuove disposizioni, scesero in piazza con i volti di nuovo coperti.
In seguito il governo, vedendo che non c’era modo di impedire che la gente si mascherasse, revocò il divieto.
Oggi ai veneziani, oltre che in occasione del Carnevale, è anche permesso indossare le maschere in altri giorni dell’anno.
2.Lavorare era vietato durante il Carnevale
A Venezia, durante il periodo della Serenissima, c’era un vero e proprio divieto di lavorare durante il Carnevale. Guai a mostrarsi operosi, tutti dovevano divertirsi e fare baldoria.
Se qualcuno veniva notato mentre era coinvolto in qualche attività utile, poteva essere arrestato e portato di peso in chiesa.
Oppure veniva costretto a bere del vino e, per scherzo, poteva essere anche nominato Re o Regina del Carnevale.
3.La tradizionale maschera del gatto è stata creata perché a Venezia non c’erano questi animali
Dato che, nel XIII secolo, c’erano pochi gatti a Venezia, i veneziani che abitavano in città si interessavano molto a loro.
Gli storici ritengono anche che, a causa della mancanza di questi animali, apparve una delle maschere tradizionali più amate del carnevale veneziano: la maschera del gatto.
4.La canzone del Carnevale di Venezia è stata scritta da un fashion designer
Pierre Cardin, un fashion designer, è l’autore della canzone ufficiale del Carnevale di Venezia.
Lo stilista la scrisse nel 1996, perché per lui “le vacanze non potevano essere separate dal mondo della moda.”
Oggi i costumi e le maschere vengono creati seguendo gli schizzi dei migliori artisti e, in un certo senso, il Carnevale di Venezia è diventato anche il momento ideale per osservare cosa si vedrà nelle stagioni successive sulle passerelle dell’alta moda.
5.Il medico della peste esisteva davvero!
La maschera dal becco affilato e con il costume da dottore in tessuto metallizzato era conosciuta a Venezia già nel XVI secolo.
A quel tempo la peste infuriava in Europa e, per due secoli, la malattia uccise circa 80 milioni di persone, medici della peste inclusi.
Il costume da dottore raccapricciante, che veniva utilizzato come una protezioni primitiva contro il morbo, diventò uno dei simboli dell’epoca.
Si ritiene che la maschera e il costume del medico della peste siano stati creati da un francese, Charles de Lorm.
I pantaloni, così come l’impermeabile e i guanti di pelle, dovevano proteggere il dottore dall’infezione.
La maschera ricordava un uccello dotato di un lungo becco, e non è nata per caso, perché aveva davvero uno scopo pratico.
Un mazzo di erbe medicinali veniva infatti messo nella cavità e, secondo la credenza di quel periodo, il medico era meno sottoposto al pericolo del contagio se ne inalava il profumo.
Oltre a ciò spesso i dottori, credendo di migliorare gli effetti benefici, mettevano anche delle spugne imbevute di incenso nelle narici.
La maschera del medico della peste è considerata una delle più spaventose e terribili del passato, tuttavia è ancora molto popolare tra i partecipanti al Carnevale di Venezia.
6.Napoleone Bonaparte tentò di distruggere il Carnevale di Venezia, ma non ci riuscì
Quando l’imperatore Napoleone Bonaparte conquistò l’Italia, bandì il Carnevale di Venezia.
Scopo di questo divieto, perlomeno queste erano le sue intenzioni, era quello di dichiarare a tutta l’Italia, e a tutta l’Europa, che l’indipendenza della Penisola era stata spazzata via per sempre e che ora il suolo italico era in mano ai francesi.
Peccato però che la tradizione si rivelò più resistente del previsto e, nel 1979, le autorità veneziane, e con Napoleone morto da un pezzo, ripresero ad organizzare il Carnevale annuale.
Oggi l’evento richiama più di mezzo milione di ospiti stranieri.
7.La data di apertura annuale del Carnevale di Venezia è determinata ancora oggi dal calendario della Chiesa
Sapevi che la parola Carnevale deriva dal latino carne levare, che significa togliere la carne?
Dopotutto il Carnevale di Venezia è dedicato alla Grande Quaresima, visto che inizia sempre di sabato ed esattamente due settimane e mezza prima del periodo di Quaresima.
L’ultimo giorno del Carnevale, il cosiddetto Martedì Grasso, è anche il giorno in cui si può mangiare tanto e in abbondanza, visto che il giorno successivo è dedicato alle ceneri.
A proposito, lo sapevi che il Carnevale di Venezia, proprio per i suoi colori e i suoi eccessi, è stato paragonato anche alla Maslenitsa, una festa dei folli che si tiene sempre nella Slovenia Orientale?
8.Le maschere hanno il loro codice di condotta
Alcune persone percepiscono erroneamente il Carnevale di Venezia come un circo o solo un momento di divertimento fine a sé stesso.
In realtà si tratta di una vera e propria tradizione con la sua cultura e le sue regole.
Le maschere reali non si parlano mai tra di loro – al massimo possono sussurrare.
Se sei a Venezia per il Carnevale, anche se sei in abiti civili, non cercare mai di parlare con una maschera: ti risponderà solo a gesti.
Quando si incontrano, le maschere si inchinano sempre, l’una davanti all’altra, anche se si incontrano più volte al giorno.
Ci si aspetta anche che nessuno sappia chi si nasconde sotto la maschera, quindi, anche se questa dovesse essere un tuo familiare, parente o amico, cerca di rispettare il suo desiderio.
I turisti, e più in generale tutte le persone che partecipano al Carnevale di Venezia per la prima volta, spesso percepiscono l’invito come un invito alla fraternizzazione e cercano di imporre la loro comunicazione. Questo è un errore assolutamente da non commettere.
Di Francesca Orelli