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Ford tramuta gli scarti di McDonald’s in componenti per le proprie auto

I frutti della pianta del caffè sono delle drupe, ovvero composti da una buccia, un parte carnosa e un unico seme osseo; esempi comuni di drupe sono l’albicocca, l’oliva e la ciliegia, cui il frutto del caffè somiglia molto, esteriormente.

Dopo la raccolta e attraverso un processo in umido o a secco ci si libera della parte carnosa dopodiché il seme viene decorticato privandolo del guscio rigido esterno chiamato pergamino; sotto vi è un ulteriore strato sottile argenteo, il tegumento, eliminato durante il processo di tostatura; il riciclo di quest’ultimo scarto fibroso era finora limitato alla produzione di materiale per il compostaggio, come additivo per mangimi o carbonella per barbecue, ma la Ford ne ha trovato un impiego interessante nell’ambito della propria catena produttiva.

Questa scorza viene portata ad alta temperatura in un ambiente a basso contenuto di ossigeno e combinato con materie plastiche e altri additivi, ottenendo infine un pellet facilmente lavorabile.

Il materiale ottenuto risulta molto pratico per la realizzazione degli alloggiamenti dei fanali e altre parti interne dell’automobile, dal cofano all’abitacolo. Le specifiche sono tali che le componenti così ricavate sono il 20% più leggere e richiedono il 25% in meno di energia per la lavorazione rispetto ai materiali convenzionali normalmente in uso presso la casa automobilistica.

Il settore degli autotrasporti è responsabile di un quarto delle emissioni di gas inquinanti a livello globale, che non dipende solo dai gas di scarico dei veicoli ma anche dai processi di produzione.

Ford è fra la aziende in disaccordo con l’amministrazione Trump riguardo le politiche ambientali e ha accettato (al pari di BMW, Honda e Volkswagen) le regole volute dal governo locale della California, lo stato americano più votato a un futuro a zero emissioni, prendendosi l’impegno di aumentare l’efficienza media di almeno il 3,7% dei propri veicoli per ogni anno a partire dal 2022 fino al 2026.

Il riutilizzo di un materiale di scarto come la buccia dei chicchi di caffè è indubbiamente un piccolo passo, ma serve a dimostrare la fattibilità di scelte più compatibili con la salvaguardia dell’ambiente che addirittura includano un risparmio economico e la creazione di materiali di maggiore qualità rispetto a quelli convenzionalmente utilizzati e l’accordo con McDonald’s è in sé un significativo esempio di integrazione fra industrie diverse per la lotta agli sprechi.

Di Corrado Festa Bianchet

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