A neanche un mese (26 ottobre 2019) dal rinvenimento di circa 30 sarcofaghi ben conservati a Luxor, il Ministero delle Antichità Egiziano ha annunciato di aver fatto una nuova scoperta.
Nella necropoli di Saqqara, situata sulla sponda occidentale del fiume Nilo, vicino ad un tempio dedicato alla dea Bastet, gli archeologi hanno scoperto una buca contenente numerose mummie di animali e oggetti sacri.
Secondo il rapporto scritto dalle autorità, i reperti comprendono 75 statue di bronzo e di legno, che rappresentano gatti in diverse forme e dimensioni, altre sculture di legno che raffigurano un toro, una mangusta, un ibis e un falco e anche la rappresentazione del dio Anubi nella sua forma animale.
Tuttavia sono state le mummie racchiuse all’interno di scatole di legno, decorate con geroglifici, ad aver acceso l’interesse degli archeologi, e anche per una buona ragione.
Venti di queste infatti contengono gatti, mentre altre due, secondo le scansioni effettuate dagli archeologi, racchiudono i corpi mummificati di due leoni. Probabilmente leoni molto giovani considerate le dimensioni (meno di un metro di lunghezza).
Mummie molto rare
Nei tempi antichi, oltre agli animali più noti (coccodrillo, sciacallo, ibis, gatto, ecc.), gli egiziani adoravano il leone, considerato simbolo di forza e di potenza, che veniva associato comunemente al sole e al faraone.
Le rappresentazioni dell’animale erano molto comuni negli oggetti di uso quotidiano, ma non i leoni mummificati.
I primi sono stati scoperti dagli archeologi, sempre nella necropoli di Saqqara, soltanto nel 2004. Un’assenza che incuriosisce ancora ai giorni nostri:
“Non c’è davvero alcuna ragione pratica per spiegare la quasi totale assenza di mummie di leone” ha dichiarato al National Geographic Conni Lord, egittologo presso il Nicholson Museum dell’Università di Sydney. “Gli egiziani erano perfettamente in grado di mummificare un animale di queste dimensioni. Il toro Apis, un altro animale che veniva venerato ed era oggetto di culto, è stato mummificato diverse volte usando le migliori tecniche del tempo, tra cui la rimozione degli organi.”
L’identificazione delle due mummie di leone è quindi una scoperta rara e preziosa e suggerisce che potrebbero nascondersi ancora altri resti simili nel suolo egiziano.
Una nuova pista per permettere agli egittologi di determinare se i felini venivano catturati in natura o, come altri animali, venivano allevati o commercializzati nei tempi antichi.
Altre mummie feline sono state identificate nella stessa buca, ma la loro specie rimane tuttora da determinare.
Secondo Mostafa Waziry, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, potrebbero trattarsi di ghepardi, di leopardi o forse di altri leoni. Nuove analisi, più approfondite, saranno condotte a breve sui resti.
Un vero “museo”
L’inventario però non si ferma qui. Nello stesso posto gli scavi hanno portato alla luce anche una collezione di divinità, tra cui 73 statue in bronzo del dio Osiride e 11 statue della dea Sekhmet, una serie di statue di cobra, amuleti e una collezione di papiri decorati con disegni raffiguranti la dea Taweret.
Stando a quanto dichiarato dagli esperti, i manufatti risalgono alla XXVI dinastia, cioè al VII secolo avanti Cristo.
Khaled El-Enany, ministro delle antichità, ha dichiarato che questo ritrovamento, insieme a quello di altre centinaia di oggetti, è degno di un “museo”.
Solo l’anno scorso il ministero aveva rivelato di aver scoperto una tomba ben conservata di 4400 anni proprio nella necropoli di Saqqara.
Ma le mummie di leone non sarebbero la scoperta più travolgente del 2019, perché il ministro ha già promesso un altro annuncio entro la fine di dicembre.
Negli ultimi anni l’Egitto ha intensificato le campagne di scavi per promuovere la sua eredità culturale e il suo patrimonio nel tentativo di rilanciare il settore del turismo, indebolito dal 2011 dall’instabilità politica e dagli attacchi terroristici.
Di Francesca Orelli
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