Gli astronomi sono per certi versi da sempre i più pratici uomini di scienza, soprattutto nelle denominazioni: così quando fu notata su Giove l’esistenza di una grande macchia rossa, decisero di chiamarla Grande Macchia Rossa.
Tenuta sotto controllo senza interruzioni da quasi duecento anni, si ritiene comunemente la prima osservazione risalga tuttavia al 1665 a opera di Giovanni Cassini. La grande tempesta anticiclonica che potrebbe da sola contenere tre volte il pianeta Terra abita quindi l’emisfero meridionale di Giove da oltre 350 anni.
Le osservazioni effettuate durante l’ultimo decennio avevano portato all’attenzione dei ricercatori dati che potrebbero indicare una sorta di “restringimento” della Macchia e durante i primi mesi del 2019 in particolare alcune formazioni simili a fiocchi sono state strappate via dalla formazione principale per disperdersi in lontananza, riducendo le dimensioni della tempesta del 20% in pochi giorni.
L’idea che questa sorta di tempesta perfetta si starebbe, dopo secoli di intensa attività, calmando parrebbe la logica deduzione.
Il dottor Philip Marcus, professore di fluidodinamica presso l’Università della California, Berkeley, non è tuttavia d’accordo, come ha spiegato durante una conferenza tenutasi nell’ambito del 79° meeting annuale dell’American Physical Society’s Division of Fluid Dynamics a Seattle, il 25 novembre 2019.
Secondo il ricercatore, le formazioni nuvolose sovrastanti piuttosto nasconderebbero il vortice, le sue vere dimensioni e la sua stessa natura.
Sarebbe in realtà un comportamento normale il crearsi di zone di stagnazione lungo la superficie della tempesta dove cumuli di nubi minori (in rapporto alle dimensioni gigantesche del pianeta, naturalmente) catturate dal vortice arrivano a rallentare improvvisamente fin quasi a fermarsi, salvo altrettanto bruscamente ripartire ma solo per essere frantumati, spazzati via in diverse direzioni fino a diradarsi del tutto.
Il dottor Marcus ritiene inoltre una circolazione secondaria generata da processi di riscaldamento e raffreddamento sotto e sopra il vortice tenda a compensare la perdita di energia e viscosità della Grande Macchia Rossa e le permetterà quindi di persistere ancora per i secoli a venire.
Citando esplicitamente il celebre commento di Mark Twain riguardo la fakenews che lo riguardava in prima persona, il dottor Marcus ritiene in definitiva che le notizie sulla scomparsa della Grande Macchia Rossa di Giove siano alquanto esagerate.
[Immagine NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Gerald Eichstädt/Seán Doran]
Di Corrado Festa Bianchet