Ida Siekmann era rimasta chiusa per giorni. Nove giorni prima, un gruppo di lavoratori aveva diviso la capitale tedesca in due con la costruzione del Muro di Berlino. E tre giorni prima, la polizia aveva bloccato l’ingresso principale del suo appartamento.
Non aveva fatto nulla, ma Ida si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato: agosto 1961.
Il suo condominio era situato in quella che era stata battezzata Berlino Est, mentre la strada, incluso il marciapiede che si trovava di fronte all’ingresso del suo palazzo, ora faceva parte di Berlino Ovest.
Ida però voleva uscire, quindi colse l’occasione: buttò la sua biancheria da letto e altri beni fuori dalla finestra, poi saltò. Più tardi morì lungo la strada che la stava portando all’ospedale con il codice rosso. Era appena diventata la prima vittima del Muro di Berlino.
Il Muro di Berlino, il confine preso più d’assalto dai tedeschi
Tra il 1961, anno della sua costruzione, e il 1989, anno in cui venne demolito, portando alla riunificazione della capitale tedesca, migliaia di tedeschi provenienti da Berlino Est cercarono di scappare verso Berlino Ovest, spesso rimettendoci la vita e usando sistemi molto rischiosi.
Circa 5’000 di loro attraverso il Muro a proprio rischio e pericolo – e i loro tentativi andavano da quello più subdolo fino a quello più suicida.
I funzionari della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) avevano deciso di chiudere definitivamente il confine di Berlino nel 1961, spronati da una serie di defezioni messe in atto dai rifugiati che usavano il confine “relativamente” impermeabile allora presente per fuggire dalle grinfie della Germania Orientale.
Fino all’agosto del 1961, anno in cui i funzionari sigillarono bruscamente il confine, circa 1700 persone al giorno lasciavano Berlino Est e rivendicano lo status di rifugiati una volta raggiunta la parte ovest.
La notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 però, un gruppo di lavoratori eresse delle barriere temporanee di filo spinato, intrappolando per quasi trent’anni i berlinesi orientali. Ma, con il rafforzamento delle barriere, si intensificarono anche i tentativi di fuga.
I modi usati dai berlinesi per scappare verso l’Ovest
All’inizio i berlinesi orientali usarono le strutture, come il condominio di Ida Siekmann, per fuggire ad Ovest.
Queste case avevano porte e finestre che si aprivano su Berlino Ovest, quindi le persone usavano questi edifici per scappare.
Come si svolgevano le fughe? Il personale di emergenza di Berlino Ovest, insieme ad altre persone, attendevano i fuggitivi sul lato ovest e li aiutavano a passare attraverso le finestre oppure a saltare sui tetti.
Presto però le truppe della Germania Orientale costrinsero i residenti a spostarsi e sigillarono i condomini che si trovavano lungo il confine.
In seguito, per scoraggiarli ulteriormente, eressero una barriera più resistente e che attraversava Berlino. Il muro, alto 3,6 metri e lungo 155 chilometri, era in realtà composto da due muri e con una terra di nessuno nel centro chiamata “striscia della morte”.
Armato di mine antiuomo, cani da guardia, filo spinato e regolarmente pattugliato dalle truppe della Germania dell’Est, pronte a sparare e ad uccidere qualsiasi aspirante evasore, intimidì fin da subito la maggior parte dei berlinesi orientali e li costrinse a rassegnarsi.
Alcuni di loro però, anche davanti a questa barriera impossibile da scavalcare, erano determinati a scappare ad ogni costo.
Due giorni dopo la costruzione del muro Conrad Schumann, una guardia di frontiera della Germania Orientale, fu fotografato mentre scavalcava il filo spinato verso la libertà.
Harry Deterling, un ingegnere ferroviario, rubò un treno a vapore e lo guidò attraverso l’ultima stazione di Berlino Est, portando in salvo 25 passeggeri verso l’Ovest e provocando grandi problemi alle linee ferroviarie.
Wolfgang Engels, un soldato della Germania dell’Est che aveva contribuito a costruire i recinti di filo spinato che, inizialmente, separavano le due Berlino, rubò un carro armato e lo fece passare attraverso il muro stesso.
E, malgrado sia rimasto impigliato nel filo spinato e sia stato sparato due volte, riuscì a scappare.
I tunnel, le vie di fuga più utilizzate per ottenere la libertà
I tunnel erano un’altra modalità di fuga molto efficace, tanto che i berlinesi di entrambe le parti tentarono di scavarli per scappare o per raggiungere i parenti rimasti dall’altra parte del Muro.
Molti di questi tunnel rimasero incompiuti quando i loro creatori furono eliminati dagli agenti segreti dell’Est, mentre altri fallirono a causa delle condizioni difficili di scavo. Alcuni di questi però hanno avuto successo.
Nel 1962 un gruppo di studenti della Germania Occidentale, assistiti da un rifugiato della Germania Orientale, ricevettero finanziamenti dalla NBC per costruire un tunnel lungo 40 metri sotto una fabbrica.
In cambio la NBC avrebbe pianificato una trasmissione speciale sui tunnel e sui fuggitivi.
Grazie a questo tunnel ventinove persone riuscirono a scappare e a mettersi in salvo prima che venisse scoperto.
Il documentario della NBC, intitolato The Tunnel, inizialmente programmato per essere trasmesso il 31 ottobre 1962, venne posticipato dopo che la NBC ricevette la richiesta di non aumentare la tensione con l’Unione Sovietica dopo la crisi dei missili cubani.
Un altro tunnel, sempre costruito dagli studenti, diede via al più grande tentativo di fuga mai riuscito nella storia del Muro di Berlino: 57 persone riuscirono a fuggire solo attraverso i due giorni in cui era stato aperto.
Tuttavia le fughe, ben pubblicizzate dai media occidentali, scossero a tal punto la polizia segreta della Germania Orientale, la Stasi, da spingerla ad installare dispositivi di ascolto lungo la striscia della morte e a monitorare il terreno per riscontrare attività di tunneling 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Quando la disperazione risvegliò la creatività: le fughe più fantasiose
Hartmut Richter, nel tentativo disperato di scappare, nuotò attraverso il freddo canale di Teltow, che separava la regione della Germania Orientale da quella della Germania Occidentale.
Fu una dura prova di quattro ore – e poi tornò più volte per portare gli amici a Berlino Ovest nel bagagliaio di una macchina.
L’acrobata Horst Klein superò il Muro di Berlino su una corda tesa, mentre Ingo e Holger Bethke usarono un percorso più complesso, poi volarono a bordo di un aereo ultraleggero per recuperare il loro fratello, Egbert.
Vittime del Muro di Berlino
Altri però non sono stati così fortunati. Secondo il Memoriale del Muro di Berlino, 140 persone morirono nel tentativo di attraversare il muro, mentre altre sono state uccise intanto che tentavano l’impresa.
Altri 251 migranti sono anche morti durante o subito dopo aver attraversato i posti di blocco alle frontiere.
Come se questo non bastasse:
“Un numero sconosciuto di persone soffrì e morì a causa della disperazione e dell’angoscia, giunte nelle loro vite personali dopo la costruzione del Muro di Berlino.”
Ingenuità e disperazione hanno spinto individui e piccoli gruppi a fuggire, ma ci sarebbe voluto un movimento massiccio per abbattere “Il muro della vergogna”, com’era conosciuto anche dai berlinesi occidentali.
Nell’agosto del 1989 la famiglia Spitzer fu l’ultima da est a fuggire verso la parte ovest del Muro di Berlino.
Tre mesi dopo massicce proteste a favore della democrazia e la confusione tra gli stessi funzionari della Germania Orientale provocarono una corsa al confine e al muro che aveva diviso Berlino per quasi trent’anni.
Il 9 novembre 1989 il muro fu demolito e la Germania, compresa la sua capitale, si riunì nel 1990.
Di Francesca Orelli