22 Novembre 2024
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Da brava momò*, quando arriva il mese di novembre, c’è una ricorrenza che aspetto quasi quanto il Natale e che, quando ero piccola, significava non solo giostre, ma anche nocciole caramellate e pesciolini secchi: la Fiera di San Martino.

Questa festa, che si tiene da venerdì sera fino a domenica pomeriggio a Mendrisio nei prati della chiesa di San Martino, costruita nel 962 sopra i resti di tre chiese (la più “vecchia” delle quali risalente all’epoca carolingia) e considerata ancora oggi la chiesa romanica più antica presente nel Mendrisiotto, cade, quando addirittura non coincide, l’11 novembre, giorno di San Martino di Tours.

Durante la Fiera, oltre a deliziare il palato con un buon bicchiere di vino o curiosare tra le bancarelle del mercatino, fare un giro in giostra oppure dare un’occhiata più da vicino agli animali da fattoria e ai trattori vintage, si può visitare la chiesa di San Martino, che durante l’anno è sempre chiusa.

Chi era però San Martino e perché i tre giorni che precedono l’11 novembre, quando il sole torna a splendere per poco tempo e anche le temperature si fanno più miti, sono detti estate di San Martino?

Anche in questo caso la spiegazione viene da una leggenda, che ogni anno, in occasione della Fiera di Mendrisio, viene raccontata dai più grandi ai più piccoli e che ha come protagonista proprio San Martino di Tours.

*Abitante della regione del Mendrisiotto (Svizzera), chiamato così per l’abitudine di dire la parola “mò” al posto di “adesso”, dando vita ad un curioso “intercalare” (mo-mo).

San Martino di Tours e il taglio del mantello

La storia racconta che Martino nacque a Sabaria Sicca, nell’antica Ungheria, nel 316 in un avamposto romano che confinava con la Pannonia.

Suo padre, un tribuno romano, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra, che era uno degli dei più amati e popolari del pantheon romano.

Nel 331, in seguito ad un editto imperiale che obbligava i figli dei tribuni ad arruolarsi nell’esercito romano, Martino diventò circitor, uno dei soldati che si occupava di garantire l’ordine pubblico, e venne inviato ad Amiens.

Mentre si trovava lì nel 335, durante una ronda notturna e un inverno particolarmente rigido, incontrò per strada un mendicante seminudo e sofferente, che gli chiese qualcosa da mangiare.

Martino allora, senza esitare, estrasse la spada dal fodero, poi tagliò in due il suo mantello e ne diede una metà al mendicante per potersi scaldare.

La notte successiva, mentre Martino era addormentato, gli apparve in sogno Gesù, rivestito con la metà del suo mantello, in mezzo ai suoi angeli:

“Ecco Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito.”

Quando Martino si svegliò, vide che il suo mantello era integro, come se la sua spada non l’avesse mai toccato. Capì allora che, quel mendicante che aveva trovato in quell’inverno gelido, era nient’altro che Gesù in persona.

Per quanto riguarda invece il perché vengono detti “estate di San Martino” i tre giorni precedenti l’11 novembre, una versione della leggenda racconta che, dopo aver compiuto il gesto del taglio del mantello e averne dato una parte a Gesù, gli alberi che si trovavano vicino a Martino smisero di rabbrividire per il freddo e si ricoprirono di fiori e di foglie, come se improvvisamente fosse scoppiata (anche se per poco tempo) l’estate.

San Martino di Tours, in Italia, è considerato non solo il patrono di alcuni comuni italiani (tra cui Rocca di Neto, un comune situato nella provincia di Crotone), ma anche dell’arma di fanteria, dell’esercito, degli albergatori, dei forestieri, dei fabbricanti di maiolica, dei mendicanti, degli osti, dei vendemmiatori, dei viticoltori, dei sarti, dei sinistrati, delle oche e pure degli animali con le corna!

San Martino di Tours: dove viene festeggiato in Italia e nel mondo

A Mendrisio (Svizzera), oltre ad avere una propria Fiera e una delle chiese più antiche della regione, San Martino è considerato una vera e propria celebrità: il suo nome infatti, oltre che nei grotti, lo troviamo anche in una piscina, nelle vie e addirittura in una birra prodotta nella zona!

Nelle Fiandre, in Germania, in Austria e nell’Alto Adige, l’11 novembre San Martino viene celebrato con processioni di lanterne, a cui partecipano molti bambini, che spesso vengono guidate da un uomo travestito da San Martino in sella ad un cavallo.

In Abruzzo invece, più precisamente nel comune di Scanno, il santo viene festeggiato con l’accensione di grandi fuochi, detti “Glorie di San Martino”. Le contrade, come avviene per il palio di Siena, si sfidano anche a chi fa il fuoco più alto e duraturo.

Nel Veneto, oltre a preparare il dolce di San Martino, l’11 novembre i bambini si recano di casa in casa e di negozio in negozio suonando padelle e strumenti musicali fatti a mano per ricevere monete e dolcetti.

A Palermo si preparano i biscotti di San Martino, mentre a Lecce il santo viene festeggiato sia a livello religioso e folkloristico con grandi pranzi e cene in famiglia e con gli amici.

Nelle regioni vinicole, in particolare in quelle del Nord Italia, San Martino coincide spesso con la maturazione del vino. Non bisogna stupirsi se, oltre ad essere celebrato con feste e sagre, questo avvenimento viene festeggiato anche nelle cantine private con brindisi e scorpacciate di caldarroste.

In Calabria invece, oltre ad assaggiare il vino novello, il giorno di San Martino è anche l’occasione per provare le Pitte di San Martino, dei dolcetti di forma rettangolare e rotonda, che vengono preparati con mandorle tostate, frutta secca, uvetta e fichi secchi.

Non mancano poi i festeggiamenti con cantine aperte, fuochi d’artificio, processioni religiose, musica, riti ancestrali, caldarroste, zeppole, panini con la salsiccia e altre specialità tipiche.

In Piemonte San Martino, oltre che con l’apertura del vino novello, spesso coincide con la tradizionale trippata, la distribuzione delle castagne e la degustazione della polenta con il tapelucco, una specie di spezzatino d’asino in umido.

Infine, anche se non in tutte le regioni italiane (in Abruzzo, per esempio, si preferisce la carne di maiale), l’11 novembre si preparano piatti a base di oca, che come abbiamo visto è uno degli animali protetti da San Martino.

Dietro questa tradizione si nasconde un fatto curioso e divertente: San Martino infatti, dopo essersi ritirato intorno ai 40 anni dall’esercito, diventò chierico e, un giorno, venne eletto a furor di popolo vescovo di Tours.

Per evitare la nomina, visto che aborriva l’idea di avere un ruolo così importante, San Martino si nascose in una stalla malandata per sfuggire alle insistenze dei suoi parrocchiani.

Peccato però che, in quella stalla, c’erano anche numerose oche, che non appena si accorsero della presenza del santo, iniziarono a starnazzare per richiamare l’attenzione dei suoi fedeli, facendolo scoprire e costringendolo (ahimé!) ad accettare la nomina di vescovo di Tours.

Di Francesca Orelli

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