Una città al collasso, con pochi e scadenti servizi, con strutture fatiscenti e turisti improvvisati, di bassa qualità e anche poco soddisfatti di quella location estiva scelta. È così che viene descritta Scalea, la cittadina costiera della Torre Talao, in provincia di Cosenza, cuore pulsante dell’estate sulla Riviera dei Cedri, nel servizio realizzato dalla Rai per lo Speciale Tg1 andato in onda il 1° settembre.
Solo due i minuti di filmato attraverso i quali l’estate scaleota viene a dir poco massacrata, ridotta in frantumi da quelle che sono state definite da tutti “voci fuori dal coro”. Un coro che, secondo chi l’estate a Scalea la vive da anni, è davvero stonato e fuori luogo, quasi costruito e montato ad hoc per distruggere una cittadina che vive di turismo.
Lo stesso sindaco Gennaro Licursi ha infatti parlato di danno di immagine di «inaccettabile gravità» e ha chiesto ai vertici Rai e al giornalista calabrese, Riccardo Giacoia che ha realizzato il servizio, una degna replica televisiva nella quale sia «data alla città di Scalea la possibilità di essere raccontata e rappresentata nella sua vera immagine».
E Licursi ha pienamente ragione nel chiedere una rettifica. Singole storie di degrado, problematiche condominiali e personali, cliché legati alla provenienza dei turisti (soprattutto campani) possono rappresentare il decoro e l’ospitalità di un’intera cittadina? Certo che no!
Scalea è molto altro, Scalea è molto di più e di meglio di quello che la Rai ha voluto raccontare. Ma quello che si sono chiesti in molti è perché? Perché voler implementare un messaggio ed un’immagine sbagliata in una manciata di secondi rispetto ad altre località che invece sono state elogiate e lustrate? Perché questo trattamento proprio per una cittadina del Sud Italia? Non ditemi che sia una coincidenza o la realtà dei fatti perché alla prima opzione non ci credo affatto e alla seconda so per certo che non è così, io che la vivo molti mesi all’anno Scalea. Questo sarebbe l’efficienza del servizio pubblico che noi paghiamo? Pagare per cosa? Vedere qualcosa di artefatto? Noo, assolutamente non è questo il modo corretto di raccontare la Calabria e l’Italia tutta.
di Francesca Bloise