22 Novembre 2024
resilienza

Più di una volta, inevitabilmente, capita a chiunque di subire eventi stressanti che compromettono l’umore e lasciano pesantemente atterriti. Anche se sembra impossibile evitare che brutti accadimenti condizionino la nostra vita, ciò che può fare la differenza sta nella capacità di saper sopportare tali vincoli e superarli agilmente.

In psicologia si definisce resilienza (“resilire”, da “re-salire”, saltare indietro, rimbalzare) la capacità di far fronte alle avversità, ovvero il saper affrontare momenti stressanti o traumatici, riorganizzandosi positivamente anche quando tutto ci sembra perduto o quasi.

L’equilibrio psico-fisico, con una buona dose di resilienza, può non solo mantenersi stabile davanti a situazioni problematiche, ma addirittura migliorare, rafforzandosi.

È una qualità, questa, che inevitabilmente si sviluppa con l’esperienza, e che può essere suddivisa in tre tipologie di capacità, che si intersecano tra loro favorendo il benessere dell’individuo:

  • componente istintiva: nonostante sia tipica dei primi anni di vita, continua ad avere il suo peso anche nella vita adulta.
  • componente affettiva: dipende dalla maturazione affettiva, dal senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione sviluppati con le prime esperienze precoci in ambito familiare e successivamente con i propri coetanei.
  • componente cognitiva: riguarda l’abilità di ricorrere a strumenti intellettivi simbolico-razionali.

Il pedagogista Andrea Canevaro definisce la resilienza come “la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura”.

La resilienza quindi è un qualcosa che può agire solo dopo che il nostro sistema è stato portato in uno stato di disequilibrio, e che ci aiuta a ristabilire lo stato iniziale, rafforzando la nostra identità.

Il termine resilienza, negli anni, ha esteso il suo impiego anche in ambiti sociali e culturali (come per esempio la capacità di una società di ristabilirsi dopo una catastrofe naturale) e lavorativi (per un’azienda è fondamentale sapersi riprendere da una crisi senza che questa la faccia sprofondare).

Gli individui in grado di rialzarsi dopo una sconfitta, e capaci di riemergere facendosi largo tra i diversi ostacoli saranno quindi in grado di infondere maggiore impegno nelle proprie attività. Questo perché sentiranno di essere padroni della propria vita e del proprio destino.

Anche all’interno del lavoro terapeutico, la resilienza è diventata un elemento importante per i professionisti: a tal proposito si fa riferimento a quelli che vengono chiamati turning points (punti di svolta), delle vere e proprie trasformazioni cognitive che permettono di affrontare e superare i momenti critici.

Una buona dose di autostima, la capacità di utilizzare l’ironia e di valorizzare i propri sentimenti positivi sono tutti fattori in grado di favorire lo sviluppo di uno scudo in grado di proteggerci, ma non tutto dipende da noi.

Un supporto sociale adeguato, non solo nell’infanzia ma anche nella vita adulta, rimane uno dei perni fondamentali sul quale fare leva per venire a capo delle difficoltà che chiunque incontrerà sul proprio cammino.

Di Daniele Sasso

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