Come gli esseri umani moderni e i primati, gli uomini di Neanderthal – i nostri cugini più vicini nella linea dell’evoluzione – vivevano in gruppi, ma la loro grandezza e la loro composizione è sempre stata difficile da determinare dai reperti archeologici e dai fossili.
Adesso, però, i ricercatori hanno confermato che l’impossibile potrebbe diventare possibile, perché lungo una spiaggia della Normandia, in Francia, sono state scoperte 257 impronte di piedi dell’uomo di Neanderthal rimaste intatte per 80’000 anni e che forniranno informazioni preziose sulle strutture sociali dei suoi abitanti preistorici.
La ricerca degli archeologi, che nel settembre 2019 è apparsa anche nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha rivelato che le impronte appartenevano ad un gruppo che contava tra i 10 e i 13 individui, la maggior parte dei quali erano adolescenti e bambini, e tra questi soltanto alcuni, come i maschi adulti, erano molto alti, con altezze che arrivavano anche a sfiorare il metro e novanta.
Jeremy Duveau, uno studente dottorando che lavora presso il Museo Nazionale Francese di Storia Naturale e che è uno dei coautori dello studio, ha dichiarato che le impronte sono state lasciate su un terreno fangoso, poi asciugate velocemente dal vento e conservate nella sabbia della spiaggia, che una volta era parte di un sistema di dune:
“Ha creato una vera e propria fotografia istantanea di quel tempo.”
Il sito venne scoperto da Yves Roupin, un archeologo amatoriale, negli anni Sessanta, ma soltanto nel 2012, quando iniziò a confrontarsi con i pericoli del vento e dell’erosione del terreno, cominciò ad essere scavato dagli archeologi e grazie anche al supporto del governo francese.
Decine di metri cubi di sabbia vennero estratti con apposite macchine per raggiungere gli strati che erano oggetto dell’interesse degli archeologi.
Gli archeologi passarono poi ad utilizzare i pennelli per portare a termine la fase più delicata del lavoro di scavo, che in seguito portò all’identificazione di 257 impronte tra il 2012 e il 2017 e di molte altre negli anni successivi.
Le impronte sono state ritrovate tra quello che gli archeologi hanno definito “reperti storici abbondanti”, che comprendono anche materiali usati per la caccia e per la produzione degli oggetti in pietra.
Tutti indizi risalenti al periodo in cui gli uomini di Neanderthal, e non gli uomini moderni, vivevano nell’Europa occidentale.
La conservazione dei passi degli uomini di Neanderthal, un miracolo archeologico
Le impronte dei piedi conservate rapidamente offrono un vantaggio non da poco rispetto ai frammenti ossei, o fossilizzati, nella stima delle dimensioni dei gruppi, perché possono accumularsi nel tempo e non riflettono necessariamente una singola occupazione, a meno che un evento catastrofico non abbia portato alla morte un intero gruppo in una sola volta.
Tuttavia questa forza è anche il principale punto debole delle impronte:
“Registrano una specie di istantanea nella vita delle persone in un periodo molto breve” ha aggiunto Duveau. “Questo ci dà un’idea sulla composizione del gruppo, ma è anche possibile che rappresenti solo quei membri del gruppo che si trovavano all’esterno proprio in quel momento.”
La domanda diventa quindi: c’erano così poche impronte di adulti perché, di solito, gli uomini di Neanderthal morivano spesso quando erano giovani? Oppure gli uomini adulti si trovavano fuori da qualche altra parte?
Ciascuna delle impronte è stata fotografata e modellata in tre dimensioni. Alcuni di essere sono state raccolte con l’elastomero, che è meno rigido dell’intonaco.
Grazie a questa nuova tecnica chimica, molto avanzata e disponibile soltanto dal 2017, centinaia di impronte sono state rimosse dal sito per essere conservate altrove.
Quelle che non sono state estratte sono andate “completamente distrutte dal vento” ha aggiunto Duveau:
“La conservazione delle impronte richiede una specie di miracolo, quindi possiamo già considerarci molto fortunati” ha concluso.
Prima di queste, solo altre nove impronte di Neanderthal sono state ritrovate in Grecia, Romania, Gibilterra e Francia.
Alcune impronte sono già state esposte nei musei e, tra questi, c’è anche il Musée de l’Homme a Parigi.
Di Francesca Orelli
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