Buona parte dell’attuale lavoro che si sta svolgendo sul forte è quello di valutare l’effetto dei cambiamenti climatici sulla struttura.
L’innalzamento del livello del mare, l’irrigazione o, al contrario, l’essiccazione del suolo, le inondazioni e le tempeste, che in questa zona sono molto frequenti, rappresentano le “sfide più significative” per il forte di Dinas Dillne.
Tutti questi fattori infatti, come sottolineato anche dagli archeologi, non solo stanno mettendo a dura prova il sito stesso, ma stanno anche accelerando il processo di erosione.
Il sito è stato anche scansionato con il laser e controllato con un drone per avere un monitoraggio più accurato del livello di erosione.
Per quanto riguarda lo scavo in corso, sta esaminando “i numerosi cerchi e le altre anomalie riscontrate all’interno del forte”.
La precedente attività archeologica aveva riportato alla luce monete romane, un’incastonatura (una pietra preziosa scolpita e fissata in un anello) e vari frammenti di ceramica, indicando che probabilmente il forte era abitato durante l’occupazione romana della Gran Bretagna.
“Esiste la possibilità che il tumulo di pietra prominente e squadrato all’interno del forte siano i resti di un edificio o di una torre; potrebbe essere un faro oppure un pharos romano? È probabile anche che il sito sia stato occupato pure nel Medioevo.”
Andy Godber, direttore del National Trust Llyn e responsabile delle operazioni di recupero, ha dichiarato alla BBC:
“Dinas Dillne rappresenta il rischio concreto di come i cambiamenti climatici riescano ad influire sulla nostra costa.”
Di Francesca Orelli