Il vino ha avuto un ruolo centrale nella società fin dai tempi antichi. I Greci inventarono tecniche di coltivazione della vite molto efficaci già a partire dal VIII secolo a. C.. Tecniche che importarono nelle colonie da loro conquistate, tra le quali le nostre regioni meridionali. Enotria, terra del vino, così chiamavano il sud Italia per sottolinearne la particolare predisposizione dei terreni alla viticoltura.
Si racconta che il Krimisa, il progenitore dell’odierno Cirò calabrese, fosse il vino offerto in dono agli atleti vincitori degli antichi giochi olimpici che si tenevano a Olimpia. Ancora oggi il Cirò è prodotto con le stesse uve della Magna Grecia, così come avviene per il pugliese Negroamaro e molti altri vini italiani.
Celebrato dai poeti antichi, il vino era protagonista delle feste pubbliche di greci e romani. Come racconta la ricercatrice Laura Pepe nel suo ultimo libro “Gli eroi bevono vino. Il mondo antico in un bicchiere” edita da Laterza, il vino era un elemento essenziale nelle pratiche conviviali cui gli antichi era molto legati.
Vino tassativamente mischiato con acqua dentro un ampio vaso, chiamato cratere, a volte addolcito con miele e spezie ma quasi mai puro, in quanto considerato usanza barbara che portava all’ubriachezza. Il vino per gli antichi era un dono divino, e come tale lo si doveva saper bere, condividere con gli altri e mai trangugiare.
Per i nostri antecessori il vino ricopriva molti ruoli importanti: era un atto di ospitalità, di preghiera, di unione con gli altri ma anche un rito iniziatico che segnava il passaggio dalla giovinezza all’età adulta.
Chi non conosceva il vino era emarginato della società civilizzata, come dimostra bene il mito dei centauri, creature mitologiche per metà uomini e per metà cavalli.
I centauri, per via della loro natura solo in parte umana, non erano in grado di comprendere la vera essenza del vino e i pericoli che poteva celare. Non si sapevano avvicinare alla bevanda in maniera misurata, come solo un uomo civile sapeva fare, e ne subivano gli effetti più rozzi.
Da lì la frase citata nell’Odissea: “Il vino accecò anche il centauro” che divenne un monito per chi eccedeva nelle bevute.
Un saggio, quello di Laura Pepe, che merita di essere letto perché ci porta nell’antichità e ci racconta la cultura del vino in modo inedito e divertente, una cultura di cui tutti noi siamo un po’ figli.
di Virna Cipriani