Sabato 29 settembre 2018 ha debuttato la Robot Opera “Dr. Streben”su musiche di Girolamo Deraco al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago.
Di artisti che hanno calcato il palco se ne sono visto molti, ma un robot mai. È la prima volta in assoluto. È successo 2 giorni fa all’interno del Festival Internazionale della Robotica.
Uno spettacolo innovativoin cui robotica e opera lirica s’incontrano per dare vita a qualcosa di unico. E di riuscito. La Robot Opera ha convinto l’esigente pubblico del Teatro Puccini e si è conclusa tra applausi e consensi.
Robot opera da camera, per soprano, tenore, baritono, robot ed ensemble, questo il nome completo nel cartellone, è un’opera mai rappresentata prima.
Il soprano Maria Elena Romanazzi, il tenore Marco Mustaro e il baritono Lorenzo Martinuzzi si sono divisi la scena con Face, l’umanoide sviluppato al Centro di ricerca Enrico Piaggio dell’Università di Pisa.
Lo spettacolo racconta la storia di uno scienziato, il Dr. Streben, che cerca di trasformare il suo robot Umy in un umanoide dalle sembianze femminili. A poco a poco lo scienziato s’innamora della creatura che gli ricorda il suo amore scomparso, Galatea. Consapevole però del fatto che Umy non potrà mai diventare una donna, decide di tramutarsi lui stesso in un Cyborg.
Il Dr. Streben riuscirà nell’intento grazie a Mexos, un apparecchio cibernetico collegato al computer e la sua mano si unirà a quella di Umy in un’immagine toccante che richiama Il Giudizio universale di Michelangelo.
A fare da sfondo all’intera opera un gioco magistrale di luci e suoni in grado di creare una scena virtuale ed emozionante nello stesso tempo.
Il Dr. Streben ha preso forma grazie alla collaborazione del Festival della Robotica, con la Fondazione Festival Puccinianoe Cluster, l’associazione dei compositori lucchesi.
A sponsorizzare la Robot Opera numerose istituzioni, tra le quali laFondazione Banca di Luccache da sempre sostiene l’attività di Cluster.
di Virna Cipriani
Foto tratta da Ansa.it