La ricerca di forme di vita su Marte parte dalla Terra.I ricercatori sono in grado di stabilire i cambiamenti climatici attraversati da specifiche zone del nostro pianeta attraverso l’analisi dei minerali e delle peculiari mutazioni da essi subite nel corso del tempo a causa del clima e dal periodico variare dello stato dell’acqua che li ha modellati. Depositi di silice o di argilla sono particolarmente preziosi in questo senso e l’analisi dello schema dei sedimenti può dirci molto sul passato climatico locale.
Aree quali le isole Hawaii, l’Islanda, la Catena delle Cascate in nordamerica, sono esempi interessanti e diversi fra loro. Le conoscenze acquisite sul nostro pianeta sono utili per un’analisi comparativa con i sedimenti marziani.
Che il pianeta rosso abbia attraversato periodi caldi e altri di gelo è un fatto ormai acquisito ma datare queste alternanze, l’evoluzione climatica, è più complesso.
Le analisi dei dati raccolti in questi anni tramite le varie missioni, in particolare dal rover Opportunity e dal Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM), l’analizzatore spettrometrico a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter, satellite al lavoro nei cieli marziani, indicano una storia fatta di climi caldi e freddi, acque che scorrevano a fiumi sulla superficie, periodi di congelamento e scioglimento dei ghiacci.
I dati geologici sarebbero però in contrasto coi modelli climatici ipotizzati per il pianeta rosso, basati in particolare sull’effetto del Sole.
L’idea è che vi siano ulteriori importanti fattori da prendere in considerazione per stilare modelli più attendibili e ricostruire la storia del clima e della geologia marziana.
Periodi caldi con acque fluenti sarebbero stati favorevoli alle forme di vita, che potrebbero essersi sviluppate in contemporanea con la Terra fra i tre e i quattro miliardi di anni fa.
Le zone più interessanti per reperire le informazioni necessarie non sono ancora state esplorate in modo approfondito ma la situazione cambierà quando il rover Mars 2020 (il cui lancio è previsto per la prossima estate) inizierà l’esplorazione del cratere Jezero, ritenuto sede di un antico lago e ricco di sedimenti argillosi.
I risultati delle ricerche e le aspettative per il prossimo futuro sono state illustrate durante la Goldschmidt Geochemistry Conference tenutasi a Barcellona fra il 18 e il 23 agosto scorsi.
Nella foto NASA/JPL/JHUAPL/MSSS/Brown University è visibile il cratere Jezero nel delta di un antico fiume: il punto ideale in cui cercare tracce di vita (foss’anche solo allo stato fossile).
Di Corrado Festa Bianchet