21 Novembre 2024
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Johann Wolfgang Goethe, iniziato all’alchimia e alla dottrina ermetica, fu sempre attratto dal mistero e dall’occulto. Il poeta tedesco era convinto che la sua vita fosse governata da forze oscure e da elementi demoniaci, come lui definì gli ineffabili misteri dell’esistenza.

Goethe stesso affermava di possedere doti extrasensoriali, ereditate forse dal nonno materno, e fu testimone di molti eventi straordinari.

Uno di questi eventi è legato alla Calabria e ci viene raccontato dall’amico e confidente Eckermann nei suoi Colloqui con Goethe.

A informare Eckermann dell’episodio fu probabilmente il fidato cameriere del poeta. L’uomo raccontò di aver sorpreso una notte Goethe sopra il suo letto, spostato fin sotto la finestra, intento a osservare il cielo.

Lo scrittore tedesco aveva chiamato il cameriere perché convinto di aver percepito qualcosa di strano al di fuori. Goethe collegò quella sensazione particolare con l’avvenimento di un terremoto che sarebbe accaduto, a detta sua, da qualche parte.

Poche settimane dopo arrivò la notizia che in quella stessa notte, il 6 febbraio del 1783, la Calabria meridionale e Messina furono colpite duramente da un terremoto.

Lo studioso Domenico Rotundonel suo testo “Goethe esoterico in Calabria e l’abate Jerocades” sostiene che quell’episodio fu uno dei motivi che spinse il drammaturgo tedesco a intraprendere il viaggio In Italia, e in particolare nell’Italia del sud, terra in cui, secondo il poeta, si percepiva un legame particolare tra la vegetazione, la storia, l’arte, il mito e le forze occulte della natura.

Che Goethe sia andato anche in Calabria ce lo testimonia, secondo Rotundo, il disegno dello Stromboli fumante realizzato dal drammaturgo stesso nel 1787.

Nella celebre frase del poeta “Qui è la chiave di tutto” dedicata alla Sicilia, ma che si può estendere molto probabilmente anche alla Campania e alla Calabria, è espressa a pieno la profonda affinità che Goethe aveva con questa terra. Una terra che lo ha intimamente trasformato, come ha scritto nel saggio “Viaggio in Italia”, e in particolar modo, nel dialogo riportato tra lui e un cavaliere dell’Ordine di Malta:

<<Che cosa sa dirmi>> chiese, <<di quel giovane tanto dotato, che là allora faceva la pioggia e il bel tempo? Ne ho dimenticato il nome, ma le basti sapere che è l’autore del Werther>>.

Dopo aver taciuto un po’ come se stessi riflettendo  risposi<<La persona di cui gentilmente s’informa sono io!>> Il mio interlocutore trasalì, evidentemente sbalordito, ed esclamò: <<Ma allora molto dev’essere cambiato!>> – <<Eh sì>>, ribattei, <<tra Weimar e Palermo ho subito qualche cambiamento>>.

di Virna Cipriani

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